background preloader

MOOC in italiano - Formazione on line - TorinoGiovani

MOOC in italiano - Formazione on line - TorinoGiovani
I MOOC in lingua italiana Le principali piattafome MOOC con corsi in lingua italiana attualmente disponibili sono le seguenti: Coursera L'Università di Roma La Sapienza, partner di Coursera, offre alcuni corsi in lingua italiana. Eduopen Eduopen, progetto realizzato da 14 atenei pubblici italiani in collaborazione col Miur, è un portale italiano di corsi universitari gratuiti e aperti a tutti. Emma EMMA, ovvero "European Multiple MOOC Aggregator", è un progetto coordinato dall'Università degli Studi Federico II di Napoli. Federica.eu Federica.eu è una piattaforma e-learning realizzata dall'Università degli Studi di Napoli Federico II. Iversity Iversity ha appena lanciato il primo MOOC interamente in lingua italiana, dal titolo “All’eterno dal tempo. Khan Academy Khan Academy Italiano è la sezione che raccoglie tutti i corsi in lingua italiana presenti all'interno della piattaforma. Oilproject OpenUpEd I MOOC dell'Università Ca' Foscari sono aperti a tutti, studenti e altri utenti.

http://www.comune.torino.it/infogio/mooc/mooc_lingua_italiana.htm

Related:  CODING

Xamarin, Video Corso per creare una APP in Italiano Letto 10 volte | Tempo stimato di lettura: 0 minuti, 43 secondi Con un codice condiviso basato su C#, gli sviluppatori possono usare gli strumenti Xamarin per scrivere applicazioni native Android, iOS e Windows con interfacce utenti native e condividere il codice su diverse piattaforme. Nel febbraio del 2016, Microsoft ha acquistato l’azienda, e dopo qualche mese, ha reso i prodotti Xamarin Studio gratuiti per sviluppatori e studenti. Con Xamarin oggi è possibile sviluppare un’applicazione nativa cross-platform in breve tempo. Scrivendo il codice una sola volta si ha la possibilità di sviluppare un’applicazione che funzioni sulle piattaforme iOS, Android e Windows. Grazie alla collaborazione con Francesco Bonacci, Microsoft Student Partner, è nato un corso in italiano suddiviso in 15 moduli con cui, partendo dalle basi, si impara passo dopo passo a sviluppare una applicazione mobile.

Dr. Scratch: supportare gli insegnanti nella valutazione del pensiero computazionale – BRICKS 1Universidad Rey Juan Carlos. Madrid, Spain. 2Universidad Nacional de Educación a Distancia, Spain. traduzione di Mara Masseroni, masseroni.mara@gmail.com scarica la versione PDF del lavoro Bambini che imparano a programmare: Attività unplugged In tema di apprendimento della programmazione da parte dei bambini ho sempre guardato alle proposte di attività unplugged (senza computer) con un po’ di diffidenza. Mi sono sempre apparse un po’ come una sorta di ripiego strategico rispetto alla cronica mancanza di dotazioni hardware delle scuola, un modo di pensare alla CS Education che finisse, in fondo, proprio di giustificare e far accettare come normale tale mancanza. In aggiunta, negli anni passati, sovente i libri di testo adottati nella primaria presentavano e proponevano attività unplugged estremamente semplificate ma non di meno astratte e formalizzate (p. es. il concetto di algoritmo descritto come diagramma di flusso). Per questo ho sempre sostenuto l’assoluta necessità, nel caso in cui si volesse davvero “fare informatica” nella scuola primaria, di approcci assai operativi, anzi solo operativi o quasi, che non potevano quindi prescindere da un rapporto diretto, possibilmente uno ad uno, tra bambini e computer.

Rivista Bricks - CoderKids, un laboratorio di programmazione unplugged per i bambini di 5-6 anni CoderKids è un laboratorio di informatica senza uso del computer, nato dall’idea di due insegnanti di scuola Primaria. Ci siamo incontrate in Rete via Twitter (@agaddone, @catemoscetti) poco più di un anno fa; in comune abbiamo la passione per la didattica attiva con la tecnologia. Da anni ci occupiamo, nei nostri rispettivi ambiti di insegnamento (Italiano poi Matematica l’una, L2 Inglese, l’altra), di utilizzare l’informatica per le varie discipline. Rivista LTAonline RomaTre - Didattica (digitale) unplugged di Andrea Patassini Uno degli aspetti positivi della forte attenzione da parte del mondo della scuola riguardo i temi della programmazione, o di quello che oggi viene più comunemente definito coding, è che nascono e si sviluppano pratiche didattiche creative, ricche di elementi utili per riflettere sulla natura del digitale e la sua relazione con il mondo dell’apprendimento. Certo, dal momento in cui si decide di voler introdurre alcune di queste pratiche in classe torna evidente il difficile rapporto delle tecnologie con la scuola.

L'Ora del Codice - ProgrammaIlFuturo.it L'Ora del Codice L'Ora del Codice è la modalità base di avviamento al pensiero computazionale consistente nello svolgimento di un'ora di attività. Si suggerisce che questa attività avvenga nelle settimane 15-23 ottobre 2016 oppure 5-11 dicembre 2016, in concomitanza con analoghe attività in corso in tutto il mondo. La puoi svolgere con una lezione tradizionale, denominata Pensiero Computazionale, oppure con una qualunque di queste 11 lezioni tecnologiche (vedi più oltre le indicazioni per scegliere il corso appropriato all'età degli studenti): Per chi non ha mai interagito con un computer è disponibile questa esercitazione introduttiva per imparare come cliccare, trascinare e rilasciare.

LM05: CodyWay, percorso programmato – codeweek.it Attività N. 5 per eventi Europe Code Week last-minute. Premessa: questa attività è stata sperimentata oggi all’interno della sede del MIUR di Viale Trastevere a Roma, dove 10 alunni di V elementare dell’I.C. “Da Vinci – Rodari” di Latina ha programmato il percorso che dall’ingresso principale porta alla Sala Comunicazione dove si svolgeva coding@MIUR. Requisiti: nessuno. Con il coding a scuola si superano gli stereotipi C’era una volta lo stereotipo del nerd, il ragazzino appassionato di computer che si isolava dal mondo e veniva deriso perché passava ore a fare cose complicate e noiose che nessun altro capiva. E c’era lo stereotipo della bambina che non avrebbe mai provato interesse per qualsiasi cosa potesse piacere a un maschio, figuriamoci a un nerd. Riconosciamo ancora quegli stereotipi nella scarsa diversità di genere che caratterizza a livello scolastico e lavorativo le discipline e le professioni tecnico-scientifiche (STEM), ma abbiamo finalmente trovato il modo di scardinarli alla base. Ci sono voluti anni e tante campagne di alfabetizzazione, ma quei tempi sono davvero passati.

Related: