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Ambienti di apprendimento

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Tecnologia alleata ai docenti. Storia dell'articolo Chiudi Questo articolo è stato pubblicato il 20 settembre 2015 alle ore 08:12. Il recente studio dall'Ocse, «Students, computer and learning: Making the connection», basato sui dati dell'indagine 2012 evidenzia un elemento solo apparentemente sorprendente: le tecnologie, pur indispensabili, da sole non bastano per migliorare gli apprendimenti, occorre investire di più sulla formazione degli insegnanti.

Solo la relazione con i docenti può “fare la connessione” tra tecnologie digitali e stili di apprendimento degli studenti. In primo luogo è evidente che nella fase iniziale della digitalizzazione dei sistemi scolastici ha dominato in molti paesi il determinismo tecnologico. In secondo luogo, non si è investito a sufficienza nell'innovazione didattica e metodologica, oltre che in quella formazione in grado di “aumentare” (e non “diminuire”!) Permalink. Il digital education day e le dieci tesi di Rivoltella su scuola e tecnologie — Il digitale a scuola. Tutti a lezione di classe scomposta. Storia dell'articolo Chiudi Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2014 alle ore 08:13. Pubblicata la circolare del Miur che liberalizza le adozioni dei libri di testo e che rende (finalmente) obbligatori i contenuti digitali, almeno per le nuove adozioni. Il ministero apre così la strada a testi non solo organizzati dagli editori, ma anche a contenuti collaborativi autoprodotti nelle scuole da ragazzi e insegnanti a Lo spazio può insegnare?

Una risposta l'aveva già data Loris Malaguzzi, padre del modello delle scuole dell'infanzia di Reggio Emilia, che gli attribuiva il ruolo di "terzo insegnante". «Lo spazio è duttile, flessibile, modificabile con l'esperienza e si estende se si dotano le persone di strumenti, anche cognitivi», spiega Silvano Tagliagambe, filosofo della scienza ed esperto di modelli scolastici: «Oggi le tecnologie offrono possibilità mai viste prima, esperienze che vanno oltre le pareti e fanno entrare il mondo nell'aula». Permalink. Disposizione flessibile dei banchi in aula | lantichi. Penso che la disposizione dei banchi in aula debba essere flessibile e mobile, assecondando le fasi didattiche. I banchi devono essere spostati in rapporto ai diversi momenti del lavoro e agli strumenti usati.

Si può pensare di realizzare le seguenti 5 aree: 1. per la discussione (brainstorming); 2. per il lavoro di gruppo; 3. per la lezione frontale; 4. per la valutazione; 5. per le presentazioni. Questa è l’organizzazione flessibile della classe, che vorrei realizzare e perfezionare. Mi piace: Mi piace Caricamento... Arriva "Dada" , la didattica in movimento targata Svezia. La Svezia fa scuola ancora una volta. La didattica che viene dal Nord Europa sta prendendo piede in Italia. Si chiama “ Dada ” e significa “didattica in ambienti di apprendimento”. Tradotto in altre parole: gli spazi diventano protagonisti, assumono una dimensione, una loro identità. Basta con le aule tutte uguali, senza carattere, senza specificità. Le classi con il metodo “Dada” diventano tematiche e i ragazzi girano di aula in aula, mentre i professori restano nello stesso spazio, ad aspettare i ragazzi al cambio dell’ora.

L’innovativa formula è già in sperimentazione al liceo “Kennedy” di Roma e al “Labriola” di Ostia. A molti, tutto ciò, potrebbe sembrare caotico, potrebbe apparire un elemento di disordine ma chi ha già messo in atto “Dada” assicura che questo sistema garantisce una partecipazione più attiva degli studenti alla didattica e migliora la logistica e persino i costi per la scuola.