background preloader

Nuovo e utile

Facebook Twitter

5 consigli sulla scrittura e 5 rimedi per chi non li segue. Consigli sulla scrittura: non si negano mai e permettono anche, a chi li dà, di pavoneggiarsi un po’. I consigli, naturalmente, devono avere un senso ed essere utili e praticabili. Dunque, ecco subito qui sotto cinque buoni (giuro! Sono buoni davvero) consigli sulla scrittura, che potete aggiungere alla vostra lista mentale (o, magari, materiale) di consigli sulla scrittura. Però. Però la parte più importante di questo articolo è quella che segue i consigli. 1) Contenuti. Ecco. 1) CONTENUTI. 2) OBIETTIVI. 3) e 4) DESTINATARI, RITMO E STILE. 5) MISURA.

Le immagini che illustrano questo articolo sono dell’artista britannico Tom Phillips.Se vi è piaciuto questo articolo potreste leggere:Metodo 45. 5 consigli sulla scrittura e 5 rimedi per chi non li segue. Un consiglio non si nega mai e permette anche, a chi lo dà, di pavoneggiarsi un po’. Dunque, ecco cinque buoni (giuro! Sono buoni davvero) consigli sulla scrittura. 1) Contenuti. Prima di metterti a scrivere raccogli tutte le informazioni che potrebbero servirti, chiarisciti bene le idee e metti in fila, nella tua mente, i contenuti e i passaggi-chiave.2) Obiettivi. Ecco. 1) Contenuti. 2) Obiettivi. 3) e 4) Destinatari, ritmo e stile. 5) Misura. L’immagine è di Katie EdwardsSe vi è piaciuto questo articolo potreste leggere:Metodo 45. Comunicazione efficace: 10 punti e una dedica alla ministra. Questo articolo prova a dire come funziona la comunicazione efficace.

In effetti, i recenti scivoloni ministeriali sul Fertility Day (qui la prima puntata. Qui la seconda) potrebbero trasformarsi in un’occasione per ragionare di comunicazione, e in particolare di comunicazione pubblica. Se non altro, si è cominciato a parlarne. Ma sarebbe meglio parlarne a ragion veduta. Provo a dare il mio contributo. 1) CHE COS’È “COMUNICARE”. 2) COMUNICARE È NECESSARIO. 3) NOTORIETÀ E GRADIMENTO: DUE COSE DIVERSE. 4) COMUNICARE, MA BENE. 5) L’ARTE DI PERSUADERE. 6) LA COSA GIUSTA, DETTA NEL MODO GIUSTO. 7) COSTI E RISULTATI. 8) IL RUOLO DEL COMMITTENTE. 9) CRITERI DI QUALITÀ. 10) OCCASIONI PERDUTE. L’immagine è di Michael Vincent Manalo. Paradosso della visibilità: come i media premiano chi deplorano. Con un paradosso delle visibilità stiamo facendo i conti tutti noi, di questi tempi.

Succede infatti che sia i media classici, sia i social media conferiscano una gigantesca visibilità a persone, fatti, organizzazioni deplorevoli. Anzi: più le persone sono orribili e i fatti sono atroci e spaventosi, più ampiamente vengono ripresi, rappresentati, raccontati, commentati, in un turbine tossico e senza fine.

Tutto ciò ci appare giustificato: lo sdegno, la condanna, lo stigma e la narrazione infinita dell’orrore sono legittimi, doverosi e virtuosi, no? Eppure. Eppure l’automatismo mediatico, ben noto a chiunque legga giornali, guardi la tv o navighi in rete, per il quale ogni orrore viene amplificato a dismisura genera, appunto, un paradosso della visibilità di cui ormai è diventato urgente e necessario rendersi conto. RAFFORZARE DENUNCIANDO. PREZIOSA VISIBILITÀ. PUNIZIONI E PREMI. LA SCELTA DI LE MONDE. SITUAZIONI DIVERSE, MECCANISMI ANALOGHI.

USCIRE DAL PARADOSSO DELLA VISIBILITÀ. Impaginare le notizie in un mondo scompaginato - Nuovo e Utile. Questo articolo parla di notizie e del perché c’è bisogno di impaginare le notizie. E parla del rapporto che col mondo abbiamo tutti noi. Ne parla perché poche volte come in queste ultime settimane il mondo mi è apparso scompaginato, e ancor più scompaginata mi sembra l’immagine del mondo trasmessa dai mass media. E, guarda un po’, il contrario di “scompaginato” è “impaginato”. Viviamo in tempi complessi e veloci, bellezza. Fattene una ragione. Vabbè, grazie tante. Ma per farmene una ragione devo ragionarci sopra. L’informazione sul mondo appare scompaginata, credo, anche perché oggi pochi dei mass media che trasmettono informazione si preoccupano di impaginare le notizie. Ma dai, navighi in rete da vent’anni e non te ne sei accorta? Non è la stessa cosa. Nelle prime pagine delle testate online, e anche di quelle più prestigiose, si affollano molte più notizie che nella prima pagina di un quotidiano.

Vuol dire che i social media sono democratici. Macché gratuiti. E ancora. Ma brava. Sindrome dell'impostore: lo strano timore delle persone capaci. Di sindrome dell’impostore soffrono, in genere, quelli che impostori non sono. Curioso, no? Ecco di che si tratta: sindrome dell’impostore è un modo informale e non tecnico per definire la strana condizione mentale di chi, avendo ottenuto ampi e ripetuti riconoscimenti del proprio valore e una (meritata) dose di successo, di quel successo si sente indegno o immeritevole, e continua a sentirsi così nonostante ogni oggettiva evidenza contraria.

Mi colpisce a questo proposito il breve articolo uscito su Le Scienze: la storia di una studentessa di matematica che, dopo un esame eccellente, riceve la proposta di scrivere una tesi di dottorato. Rinuncerà a farlo per il timore di “essere smascherata”, anche se in realtà ha studiato molto ed è perfettamente preparata. NESSUNO È IMMUNE. PENSIERO CRITICO E SENSO DEL DOVERE. BEATI GLI INCOMPETENTI? CONVIVERE CON LA SINDROME DELL’IMPOSTORE. Idee in un minuto - CHE COS'È LA CREATIVITÀ. Nuovoeutile. Idee 70: cogliere l'attimo.

Cinque progetti visionari. L’etimologia della parola “visione” è interessante. Leggete qui: dal latino visio derivazione di visus, participio passato di videre che significa “vedere”. La radice del latino videor è id, e la si ritrova anche in greco antico nel verbo “οιδα”(oida), (anticamente ϝοιδα, da leggere “voida”) che significa sapere (“οιδα” è una forma verbale coniugata al perfetto e quindi esprime la conseguenza dell’azione del vedere, in poche parole: io so perché ho visto). Tutto questo potrebbe suggerirvi che il vedere (con gli occhi, l’organo della vista) e l’avere visioni (con lo sguardo della mente) siano, entrambi, modi per sapere, o per conquistare la conoscenza. Magari, realizzando immagini e progetti visionari. Se vi dico “visione” e riuscite per un momento ad allontanarvi dal gergo aziendalese che parla (e a volte straparla) di vision, mission, goals eccetera, forse potreste apprezzare questa selezione eclettica di cose a vario titolo visionarie che ho raccolto in rete.

IL MONDO. L’UMANITÀ. Quattro cose da chiedersi prima di cominciare un lavoro creativo. Cominciare a fare qualsiasi cosa (anche a mettere ordine negli armadi, a organizzare un viaggio o a fare i compiti) chiede un di più di fatica: se non altro, quella di prendere la decisione che conviene darsi da fare. Ma un compito creativo comprende una dose di incertezza che altre attività non hanno e c’è bisogno di qualche cautela ulteriore. Questo articolo è simmetrico a quello in cui, qualche tempo fa, ho raccolto alcuni suggerimenti utili a concludere bene un lavoro creativo. Qui parliamo, invece, più che di cominciare bene (qualche volta ci si riesce in modo fluido e qualche volta, invece, bisogna fare i conti con una serie di false partenze), parliamo di non cominciare proprio male e, come diceva mia nonna, cont el coo in del sacc (con la testa nel sacco). La prima cosa da fare, naturalmente, è evitare di procrastinare oltre ogni ragiovevolezza. L’OBIETTIVO È CHIARO?

GLI ELEMENTI IN CAMPO SONO CHIARI? AVETE TUTTI I DATI CHE VI SERVONO? AVETE IN MENTE COME PROCEDERE? Cinque cose da fare per rifinire un lavoro creativo. Per quanto un lavoro sia lungo e complicato, a un certo punto succede che lo finite e lo potete consegnare, no? La risposta è “sì, l’avete finito ma no, non è ancora esattamente il momento di consegnarlo”. Tenetevi un po’ di tempo per un’ultima revisione: rifinire un lavoro può fare la differenza tra “così così” ed “eccellente”. E poi: neofiti e dilettanti a volte vengono considerati tali non perché i loro lavori siano meno buoni, ma semplicemente perché sono meno compiuti. Insomma, ci sono incertezze e aree di miglioramento che non sono state risolte. Non sto parlando di elementi palesemente sbagliati (errori di ortografia o di sintassi in un testo, una crenatura disarmonica in un marchio, una curva sbilenca in un progetto, una pagina incomprensibile in una presentazione, una ditata da qualche parte): tutta ‘sta roba, se avete completato il lavoro, dovrebbe essere già più che a posto. 1) COM’È, VISTO DA LONTANO?

2) TUTTO SI TIENE? 3) QUAL È LA LOGICA? 4) DOVE SI È CACCIATO L’ERRORE? Metodo 20: le quattro capacità creative fondamentali. Ricordare per creare: il fenomenale ruolo della memoria. Prima di continuare a leggere questo articolo provate a fare un brevissimo esercizio mentale (ci vogliono pochi secondi): immaginate che la vostra mente sia un luogo in cui potete entrare e muovervi. Immaginate di arrivare proprio là dove c’è la parte che chiamate “memoria”. Poi, guardate bene com’è fatta questa parte. Bene: a che cosa somiglia quello che avete visto? È come una biblioteca? Come un magazzino? Come una soffitta piena di bauli misteriosi? Vi ho appena proposto di pensare alla vostra memoria non in termini puramente astratti e funzionali (memoria = capacità degli organismi viventi di conservare, in forma di ricordi, traccia di informazioni e condizioni psicofisiche sperimentate in passato) ma di dare consistenza, rilievo e globalità alla vostra individuale percezione costruendo un’analogia visiva.

Complessità. Identità. Invenzione. Selezionare e ricombinare. Più idee nuove. Come usare al meglio le proprie idee - Annamaria Testa. Scartare idee è una buona idea - Annamaria Testa. “The first draft of anything is shit”, scriveva Ernest Hemingway nella sua maniera ruvida e diretta. “Almeno all’inizio, tutti i nostri film fanno schifo”, afferma Ed Catmull a proposito dei meravigliosi prodotti della Pixar. È proprio così: ogni prima bozza (idea, documento, testo, progetto) somiglia alla piena realizzazione delle sue potenzialità come un bruco schifosetto somiglia a una farfalla. Ma non solo: molte prime idee, se non la maggior parte, non hanno alcuna possibilità di trasformarsi in qualcosa di utile o interessante. Come ha scritto Henri Poincaré, “inventare consiste proprio nel non realizzare le combinazioni inutili e nel realizzare unicamente quelle utili, che sono un’esigua minoranza. Inventare è discernere, è scegliere”.

Da questo derivano due conseguenze: vi conviene avere un sacco di prime idee, perché vi toccherà scartarne molte (ehi, sto parlando delle vostre prime idee. Ma anche le idee scartate possono tornare utili in vari modi. Produzione e manutenzione delle idee:cose da non fare. Ci sono cose che, con le idee, è meglio non fare: non funzionano e sono logoranti. Ne ho messe in fila alcune e provo a raccontarle traducendole in storielle molto, molto semplici. Siccome si tratta di storielle, ciascuna ha un protagonista: Gino, Pino, Mino, Lino, Nino, Zino, Tino… sono pupazzetti che si agitano, ciascuno nel suo teatrino delle marionette.

Guardandoli, possiamo sorridere e, volendo, pensarci un po’ su. Dunque, buona lettura. IL BUCO. LO SPECCHIO. IL FURTO. IL BRIVIDO. LA RICCHEZZA. LA SINGOLARITÀ. IL FANGO. IL DONO. IL COMANDO. Un’altra versione di questo articolo è uscita su internazionale.it L’immagine mostra parte di un’opera di Bruce Riley Se vi è piaciuto questo articolo potreste leggere anche:Idee creative lontano dalla scrivaniaDa dove vengono le idee? Tra oriente e occidente: 16 video virali, emozionali, valoriali. Fotografia. Il ritratto, l'anima e lo sguardo - Nuovo e utile.

Metodi

Idee.