Volunia: il nuovo motore di ricerca italiano. Basterà una buona idea? Voglio pensare che Volunia sia rivoluzionario. Voglio pensare che rappresenti una nuova frontiera per quello che una volta si chiamava NIR (Network Information Retrieval). Voglio pensare che Marchiori, che ha un curriculum di tutto rispetto, sia davvero sulla buona strada per cambiare la concezione del concetto di ricerca su Internet. Voglio pensarlo anche se tutto sembrerebbe suggerire il contrario. Ma rimango ottimista e voglio pensarlo ugualmente.
Yahoo! France Une «corne» lui pousse dans le cou Eh oui, les humains peuvent aussi avoir des cornes comme des béliers… Sauf qu'elles sont, disons, moins esthétiques que les leurs! Li Zhibing, un Chinois âgé de 62 ans, doit vivre avec une corne qui lui pousse dans le cou … Continue reading → Alpha: Computational Knowledge Engine
Volunia bocciato alla prova su strada Ieri è partita ufficialmente l’avventura di Volunia, presentato in pompa magna alla stampa italiana e aperto ora in fase test a circa 100.000 utenti. Grazie a Napolux ho potuto fare oggi una prova su strada e dare quindi una opinione non sulle indiscrezioni ma sui fatti. Se prima potevo essere scettico, ora sono decisamente negativo. [La critica a Volunia del 5/2] Il nazionalismo serve a poco.
Volunia, anche l’occhio vuole la sua parte Sono reduce dallo streaming della presentazione del nuovo motore di ricerca di Massimo Marchiori, Volunia quello che è stato definito l’anti-google. Non entro nel merito del grado di innovazione e del tipo di impatto che questo prodotto avrà nelle nostre vite, tralascio perciò caratteristiche tecniche, similitudini con piattaforme esistenti ed evidenti problemi di privacy. Ciò su cui vorrei soffermarmi è la confezione del prodotto, a partire dalla presentazione appena conclusa, fino al design della piattaforma e del logotipo. La presentazione Massimo Marchiori, quarantunenne matematico padovano, autore dell’algoritmo di Google e una delle menti più interessanti del panorama italiano, non ha propriamente il physique du rôle per una presentazione. Il Manifesto in liquidazione? Perché non continuare online? Ciclica come le stagioni, anche se con frequenza diversa, torna la crisi del Manifesto. Questa volta però sembra l’ultima spiaggia e l’opzione della chiusura è reale. Nuova mobilitazione quindi, per cercare di recuperare i soldi pubblici con i quali Il Manifesto e altri giornali di carta sono sopravvissuti negli ultimi anni. Un altro, Il Foglio, dopo aver paventato la chiusura, ha visto l’azionista principale sganciare un milione di euro per la causa e continuare a stampare il giornale ancora un po’.
Message in a Bottle Una breve premessa, propedeutica, credo, ad inquadrare meglio l’ambito di riferimento. L’iniziativa del Manifesto, per la trasparenza ed il coraggio di rendere pubblici gli interventi del gruppo dirigenziale del giornale, è una rappresentazione tanto straordinaria quanto concreta di cosa sia apertura verso l’esterno. Mentre, con tutte le debite differenze del caso, l’iniziativa recentemente realizzata dal NYT di portare i lettori in redazione ha ottenuto eco e risonanza, non altrettanto è avvenuto, facendo le opportune tarature, con quanto proposto dal quotidiano in questione. Credo sia, anche questo, elemento di riflessione e di proposta di sviluppo. Nella maniera più schematica e sintetica possibile, alcune considerazioni sulle riflessioni espresse dai diversi membri del comitato di gestione riepilogate ieri e qualche minimo suggerimento sulle possibili vie di ripresa e sviluppo del Manifesto. Pier Luca Santoro
La Perfezione Perfettibile del Mercato Da ieri pomeriggio è ahimè ufficiale: il Ministero per lo Sviluppo economico ha avviato la procedura di liquidazione coatta amministrativa della cooperativa editrice di «Il Manifesto». Spiega Norma Rangeri nel suo video editoriale che “La decisione di non opporsi alla procedura indicata dal ministero si è resa inevitabile dopo la riduzione drastica e retroattiva dei contributi pubblici per l’editoria non profit” e che, ovviamente, l’altro lato della questione è generato da vendite del quotidiano in questione assolutamente deludenti e da una raccolta pubblicitaria insufficiente. Immagino i sostenitori del libero mercato e coloro, i tanti, che si scagliano contro i finanziamenti statali soddisfatti, pronti a gioire.
Manda Tigella a occupare Chicago! [EDIT: Qui c'è un aggiornamento dell'11 febbraio sull'avanzamento del progetto] Il 25 gennaio Adbusters, il collettivo canadese che ha lanciato Occupy Wall Street, ha inviato la propria newsletter con una nuova proposta per il movimento Occupy: un’occupazione per tutto il mese di maggio a Chicago dove, tra il 15 e il 22 si terranno sia il G8 che l’annuale vertice NATO. L’occupazione prenderà il via il 1 maggio con l’intenzione di installare un campo sullo stile di quello che per quasi tre mesi ha occupato Zuccotti Park a New York e di durare per tutto il mese di maggio. Dopo aver seguito e raccontato in Rete fin dal suo nascere Occupy Wall Street è giunto il momento di andare sul posto e da lì assistere direttamente e raccontare cosa succede, partecipare alle assemblee tematiche e generali, vivere la quotidianità del movimento raccogliendo immagini, filmati, interviste. Come conto di farlo? Con il vostro contributo.
lo Spettro del Capitale e i Quotidiani Fotovoltaici La ricerca del modello di business per i quotidiani online non può prescindere da un background culturale fatto non soltanto di economia ma anche, ad esempio, di sociologia. Una materia, quest'ultima, così vasta e dalle tante sfaccettature che aiuta a capire le macro-dinamiche che muovono le (forse sarebbe meglio dire "mosse dalle") persone. Quelle complicate entità che, nella società stessa, ricercano il soddisfacimento di un bisogno. Tante ed entusiasmanti sono le letture che in questi ultimi tempi sto facendo. Uno dei filoni che sto seguendo è, per l'appunto, quello dell'economia e, in particolare, dell'economia della conoscenza (a dir la verità già intrapreso qualche anno fa]. Volunia, dopo la presentazione e prima di provarlo Si può fare con ogni franchezza un po’ di tifo per Massimo Marchiori. E si può vivere di altri pregiudizi, scetticismo, ottimismo, nerdismo. Ma alcuni fatti sono chiari. E in attesa di provare il nuovo motore di ricerca Volunia si può osservare già qualcosa: 1. Un servizio social deve trovare attenzione ma anche gratificare il pubblico fin dal primo impatto.