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Materiale per le classi

IMMAGINI A SUPPORTO DELLE LEZIONI. Vi racconto Marat... Domenica 13 luglio 1793.

Vi racconto Marat...

Vigilia del quarto anniversario della presa della Bastiglia. Un uomo giace riverso nella vasca da bagno con una ferita mortale al costato. Nella mano sinistra tiene una lettera, nella destra una penna a contatto con il pavimento. L’avete riconosciuto, no? È il famoso Marat che Jacques-Louis David rappresentò in un celebre dipinto subito dopo il feroce assassinio. Ma chi era questo Marat? Il suo nome era Jean-Paul, era nato in Svizzera nel 1743 da padre sardo (tale Giovanni Mara) e faceva il medico.

Ma andiamo indietro di due giorni prima del 13 luglio, quando una giovane girondina (della corrente avversa ai Giacobini) proveniente da Caen, in Normandia, arriva a Parigi. Ha capelli lunghi ed ondulati e profondi occhi azzurri. Ha già deciso: Marat deve morire. Cerca di mettersi in contatto con un deputato della sua stessa fazione per avere notizie sull’eventuale presenza di Marat all’assemblea della Convenzione. Scatta il piano B. Vi racconto Les demoiselles d'Avignon - Didatticarte. Una pietra miliare nel lungo corso della storia dell’arte.

Vi racconto Les demoiselles d'Avignon - Didatticarte

Un quadro mostruoso, direbbero i miei studenti. Ed hanno ragione! Sì, perché “mostro”, dal latino monstrum, vuol dire prodigio, cosa straordinaria, contro natura. Ed è forse il primo quadro che abbandona definitivamente il naturalismo, l’idea che l’arte migliore sia quella che imita la realtà come appare ai nostri occhi. Un’opera fuori dall’ordinario, dunque. Pablo Picasso la dipinse tra il 1906 e il 1907 a Parigi (oggi però si trova al MOMA di New York) inaugurando la breve ma intensa stagione del Cubismo. Con la realtà aumentata, l'Ara Pacis torna ai fasti dell'Antica Roma. Tre punti di vista sulle cose: le proiezioni ortogonali. Dall’alto, di fronte, di lato.

Tre punti di vista sulle cose: le proiezioni ortogonali

Bastano questi tre punti di vista per descrivere visivamente qualsiasi oggetto. Tre viste (ma a volte ne bastano due, a volte ne servono quattro) che costituiscono le proiezioni ortogonali, o metodo di Monge. Sono considerate una rappresentazione oggettiva, fedele. Ma in realtà nessuno di quei punti di vista è possibile per l’occhio umano, perché presuppone una distanza infinita dall’oggetto osservato, tale che questo non subisca deformazioni prospettiche. Quando, infatti, guardiamo un oggetto a distanza ravvicinata, le linee tra loro parallele appaiono convergenti. Dunque le proiezioni ortogonali sono quanto di più astratto e cerebrale abbia partorito la mente umana. Certo non si trattava di una rappresentazione a scopo tecnico (cioè restituire dimensioni e forma esatta degli oggetti) ma dell’unico modo che avevano gli Egizi di raffigurare spazi e cose senza la simulazione della terza dimensione.

È un punto di vista astratto. Sembra facile, detto così. Vi racconto Guernica. Oggi è successo.

Vi racconto Guernica

È piuttosto raro che accada ma oggi è successo! Il 'Satiro danzante' di Mazara del Vallo: meraviglia di epoca ellenistica. Di Laura Corchia Il corpo sospeso in un passo di danza, la chioma fluente, la bocca socchiusa, lo sguardo colto in un momento di estasi: il “Satiro” conservato a Mazara del Vallo rappresenta una delle grandi meraviglie di epoca greca giunte fino a noi.

Il 'Satiro danzante' di Mazara del Vallo: meraviglia di epoca ellenistica

Questa preziosa statua realizzata in bronzo venne rinvenuta in due fasi da un peschereccio: nel 1997 venne alla luce la gamba sinistra e l’anno successivo fu ripescato il resto del corpo. Con ogni probabilità, la statura faceva parte di un carico di una nave naufragata tra la Sicilia e Capo Bon. Attribuito alla scuola di Prassitele e databile sul finire del IV secolo, Il Satiro è colto nell’estasi della danza orgiastica, movimenti vorticosi resi dalla chioma fluente, dal capo abbandonato, dalle labbra socchiuse e dalla torsione del busto. Il mondo visto da un'altra prospettiva: l'arte dell'anamorfosi! Sembra una parola complicata, in realtà l’anamorfosi non è altro che un’immagine fortemente distorta che acquista la «vera forma» solo quando l’osservatore si dispone in una particolare posizione molto inclinata rispetto al suo piano.

Il mondo visto da un'altra prospettiva: l'arte dell'anamorfosi!

Ogni giorno vediamo delle anamorfosi attorno a noi: la segnaletica stradale orizzontale (come la scritta “stop“, il pittogramma della bicicletta, etc…) è sempre anamorfica affinché le scritte appaiano leggibili da un punto di vista molto radente. Gli appassionati di calcio, inoltre, possono osservare un tipico esempio di anamorfosi nelle pubblicità della TIM poste accanto alle porte di calcio: dal punto di vista delle telecamere appaiono due pannelli verticali con il logo dell’azienda, in realtà sono due tappetini stesi ai lati della porta.

Proprio per i suoi effetti ottici sorprendenti, l’anamorfosi è stata sfruttata spesso nella pubblicità, anche negli spot video. Ecco un paio di esempi molto ben riusciti: Il mondo dei coniugi Arnolfini. Osservando in classe il celebre dipinto del fiammingo Jan Van Eyck “I coniugi Arnolfini”, una studentessa mi ha fatto una domanda molto spontanea: “Prof. ma la donna è incinta?”.

Il mondo dei coniugi Arnolfini

No, non lo è: è il tipo di vestito che la fa apparire con la pancia gonfia, anche perché lo ripiega sul ventre. Eppure da questa domanda istintiva sono scaturite una serie di altre osservazioni più “tecniche” sul matrimonio, sull’abbigliamento, sulla moda e sull’arredo dell’epoca.