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La lettura dell’opera d’arte

La lettura dell’opera d’arte
La prima volta che ho affrontato l’analisi di un’opera d’arte mi è sembrato di praticare quasi una “vivisezione“, una brutale scomposizione dei vari aspetti dell’opera tale da far perdere all’oggetto artistico ogni suo fascino. Di certo non è un approccio particolarmente emozionante, ma di sicuro un buon metodo di analisi delle opere artistiche è un alleato fondamentale per lo studio della storia dell’arte. Il punto di partenza è quello, molto completo e ben articolato, proposto da Gianni Sciolla nel suo saggio “Insegnare l’arte, proposte didattiche per la lettura degli oggetti artistici”. Gli elementi da prendere in considerazione riguardano la triade opera-artista-contesto come specificato in questa scheda: Download (PDF, 34KB) Ma cosa bisogna inserire nelle varie voci? Download (PDF, 4.3MB) A questo punto l’analisi può essere effettuata in forma di scheda sintetica come questa sulla Venere di Willendorf. Download (PDF, 90KB) Related:  unità didattichelilliraineri

Il mondo visto da un'altra prospettiva: l'arte dell'anamorfosi! - Didatticarte Sembra una parola complicata, in realtà l’anamorfosi non è altro che un’immagine fortemente distorta che acquista la «vera forma» solo quando l’osservatore si dispone in una particolare posizione molto inclinata rispetto al suo piano. Ogni giorno vediamo delle anamorfosi attorno a noi: la segnaletica stradale orizzontale (come la scritta “stop“, il pittogramma della bicicletta, etc…) è sempre anamorfica affinché le scritte appaiano leggibili da un punto di vista molto radente. Gli appassionati di calcio, inoltre, possono osservare un tipico esempio di anamorfosi nelle pubblicità della TIM poste accanto alle porte di calcio: dal punto di vista delle telecamere appaiono due pannelli verticali con il logo dell’azienda, in realtà sono due tappetini stesi ai lati della porta. Proprio per i suoi effetti ottici sorprendenti, l’anamorfosi è stata sfruttata spesso nella pubblicità, anche negli spot video. Ed ecco svelati tutti i segreti del secondo spot con un dietro-le-quinte davvero istruttivo!

Giap - Il blog di Wu Ming, una comunità di lettori e non solo Finalmente è stato tradotto e pubblicato in Italia uno dei saggi più importanti e più accessibili su Lo Hobbit. Pubblicato in inglese quasi vent’anni fa, Lo Hobbit: un viaggio verso la maturità, dell’americano William H. Green è una lettura critica e approfondita del primo romanzo di J.R.R. Tolkien (ed è anche il libro che ha ispirato il laboratorio tenuto da Wu Ming 4 a Bologna nella primavera scorsa). Il saggio dimostra quanto la previsione di C.S. “Lo Hobbit, d’altra parte, risulterà divertente ai lettori più piccoli, e solo anni dopo, alla decima o dodicesima lettura, essi cominceranno a capire quale abile maestria e profonda riflessione ne abbiano fatto un qualcosa di così compiuto, così accessibile e, a modo suo, così vero. Non solo Lo Hobbit è diventato un classico, ma soprattutto è proprio vero che ogni volta che lo si rilegge ci si accorge di qualcosa di nuovo.

Seven Tips From Ernest Hemingway on How to Write Fiction Image by Lloyd Arnold via Wikimedia Commons Before he was a big game hunter, before he was a deep-sea fisherman, Ernest Hemingway was a craftsman who would rise very early in the morning and write. His best stories are masterpieces of the modern era, and his prose style is one of the most influential of the 20th century. Hemingway never wrote a treatise on the art of writing fiction. 1: To get started, write one true sentence. Hemingway had a simple trick for overcoming writer's block. Sometimes when I was starting a new story and I could not get it going, I would sit in front of the fire and squeeze the peel of the little oranges into the edge of the flame and watch the sputter of blue that they made. 2: Always stop for the day while you still know what will happen next. There is a difference between stopping and foundering. The best way is always to stop when you are going good and when you know what will happen next. 3: Never think about the story when you're not working. 7: Be Brief.

Nove modi per rappresentare lo spazio Cosa ci viene in mente parlando di spazio figurativo? Sicuramente penseremmo alla prospettiva lineare e alla tipica rappresentazione della profondità attraverso linee convergenti verso uno o più punti di fuga. Eppure questo è solo uno dei tanti modi utilizzati nel corso della storia dell’arte per raffigurare lo spazio su una superficie bidimensionale come ho ampiamente raccontato in questo ipertesto. Ne esistono, infatti, almeno nove! Vediamoli in ordine più o meno cronologico, tenendo conto che si tratta di una suddivisione un po’ forzata, in quanto spesso, nella stessa opera, sono presenti anche più indizi contemporaneamente. 1) RIBALTAMENTO: Una delle modalità più antiche per la rappresentazione dello spazio e degli oggetti su una superficie bidimensionale è quella del ribaltamento: le cose sono raffigurate contemporaneamente in pianta e di profilo attraverso il ribaltamento di un piano sull’altro. Volete provare?

Meraviglie dell'architettura: dieci modelli di arco - Didatticarte Secondo l’opinione comune i Romani sarebbero gli inventori dell’arco. In realtà questo era stato utilizzato in precedenza dagli Etruschi e persino dai Sumeri, solo che queste popolazioni non ne avevano colto le enormi potenzialità architettoniche e non lo avevano sfruttato in modo sistematico come poi faranno i Romani. Un po’ come la nascita della lampadina: generalmente attribuita ad Edison era stata in realtà inventata dall’inglese Swan, fu però Edison a comprenderne i punti di debolezza e ad apportarvi delle modifiche al filamento tali da farne un prodotto di consumo planetario legandola per sempre al suo nome. Ma torniamo all’arco. Più recenti sono, invece, gli archi etruschi di Volterra e Falerii Novi nei quali le dimensioni sono già piuttosto importanti anche perché si tratta di porte urbane lungo le mura di cinta. Ma perché l’arco diventerà presto così importante? Per comprenderne al meglio la straordinarietà confrontiamolo con la struttura ad esso alternativa: l’architrave. 1. 2.

Loescher Editore - Home Programmi per creare mappe concettuali e mentali Se siete bravi a ripetere, anche a pappagallo, ma comunque riuscite e memorizzare frasi e discorsi molto lunghi potreste anche fare a meno di una mappa concettuale. Essa serve principalmente per aiutare coloro che non riescono a creare un discorso che fila liscio e senza intoppi, che non vada fuoritema e che sia in ordine cronologico. L'errore più diffuso quando si ripete all'orale è quello di giungere subito alla conclusione ma non perché il capitolo da ripetere fosse breve bensì perché ci si dimentica di eventi importanti oppure perché l'insegnante ha fatto qualche domanda inerente alla parte finale del testo studiato. La mappa concettuale vi sarà di aiuto per ricordare le date e collegarle agli eventi o ai personaggi in modo da tenere tutto a mente e soprattutto per non rimanere bloccato dopo aver risposto alla prima domanda. Quindi i programmi per creare mappe concettuali o mentali vi forniranno degli strumenti utili ma le idee dovranno comunque essere le vostre.

Italo Calvino's 'Invisible Cities', Illustrated Italo Calvino's 'Invisible Cities', Illustrated Lima-based architect Karina Puente has a personal project: to illustrate each and every "invisible" city from Italo Calvino's 1972 novel. The book, which imagines imaginary conversations between the (real-life) Venetian explorer Marco Polo and the aged Mongol ruler Kublai Khan has been instrumental in framing approaches to urban discourse and the form of the city. They are not only drawn – I use different types of paper and draw on each one before cutting them out with exacto knives. Cities and Memories 1 Leaving there and proceeding for three days towards the east, you reach Diomira, a city with sixty silver domes, bronze statues of all the gods, streets paved with lead, a crystal theatre, a golden cock that crows each morning on a tower.

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