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Le dieci tesi su scuola e tecnologia » Cremit

Le dieci tesi su scuola e tecnologia » Cremit
Durante il convegno “Educazione, apprendimento e nuove tecnologie”, sono state esposte “dieci tesi” in cui si affrontano temi e problematiche da sempre dibattuti ma mai abbastanza chiariti. Media Education e Education Technology — L’Education Technology è la didattica che fa uso delle tecnologie e considera i media digitali come supporto alla mediazione nei processi di insegnamento e apprendimento. La Media Education invece è qualcosa di propedeutico alla prima, in quanto lavora sui linguaggi mediali in genere (che ora sono comunque digitalizzati), considerati come artefatti culturali rispetto ai quali sviluppare pensiero critico e responsabilità;La logica dei consumi culturali non corrisponde a aut aut, ma a et et — Le tecnologie non sono sostitutive, ma integrative. Più che fattore di discontinuità, bisogna considerare il digitale come una ri-mediazione della realtà, cioè a una riconfigurazione in un’altra chiave degli elementi della realtà quotidiana. di Piercesare Rivoltella Related:  ICT_DidatticaMedia education

REALIZZARE VIDEO DIDATTICI: COSA SERVE PER CREARE UNA VIDEO LEZIONE? | France... Oggi la didattica può servirsi di uno strumento molto potente per far apprendere i contenuti agli alunni… mi riferisco al VIDEO! Quest’ultimo riesce a catturare l’attenzione, a motivare e a fissare meglio i concetti. Perché non usarlo? Per prima cosa occorre conoscere gli strumenti sia software che hardware per realizzare un video didattico efficace. I migliori programmi scaricabili gratuitamente online sono: Windows Media Player e Pinnacle Videospin, con essi puoi già ottenere un buon risultato utilizzando le transizioni, le tracce audio, le scritte testuali e le immagini. A pagamento esistono invece dei programmi molto più evoluti come ad esempio: Power Director 11. Un esempio realizzato da me per l’attività: “La pergamena dei sette segreti“, svolta con l’obiettivo di promuovere comportamenti scolastici virtuosi. Una telecamera digitale, in alternativa potremo utilizzare uno smartphone di ultima generazione o una buona macchina fotografica, anche quelle compatte andranno benissimo.

Decalogo per l'uso dei dispositivi mobili a scuola Il 19 gennaio 2018 la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, che si trovava a Bologna in occasione della kermesse “Futura”, happening di tre giorni dedicato al Piano Nazionale Scuola Digitale, ha presentato al Palazzo Re Enzo i risultati della commissione sull’uso responsabile degli strumenti digitali in classe: allo scopo di contrastare la dispersione scolastica e promuovere l’innovazione didattica, sono state stilate dieci regole per insegnanti e dirigenti, utili a regolamentare in ciascun istituto una Politica d’Uso Accettabile (PUA) in merito ai device mobile e ad adottare la politica aziendale del Bring Your Own Device (BYOD) per un interesse comune. Il Decalogo “è ispirato a una visione fiduciosa e positiva del rapporto tra i professori, gli studenti e la cultura oggi plasmata nei suoi linguaggi, stili e codici dall’enorme diffusione di tablet e telefoni interattivi”. Produzione riservata

"Nativi digitali"? La mera tecnologia non aiuta la Scuola La settimana scorsa il prof. Paolo Ferri è intervenuto su questo giornale a proposito della vexata quaestio relativa all'esistenza dei “nativi digitali”. Nel farlo ha citato alcune mie ricerche come esempio di “tecno-scetticismo”. Rispondo qui in merito ai riferimenti fatti alle mie ricerche e alle mie posizioni, che nell'articolo sono state accomunate a quelle di Paolo Attivissimo ma che in realtà si distinguono da quelle sia nel contenuto che nelle finalità. L’articolo del prof. Questo significa essere “tecno-scettici”? C'è inoltre da dire che i livelli di apprendimento standardizzati non sono l’unico indicatore che può misurare l'impatto dei media digitali nella scuola. La questione è, quindi, complessa e si presta sempre meno alla contrapposizione astratta tra apocalittici e integrati. Bibliografia Barrera-Osorio, F. and Linden, L. randomized experiment in Colombia. Cristia, J. Development: Evidence from the One Laptop per Child Program, IZA Discussion Papers 6401, Institute

È ancora possibile parlar bene della scuola? Qualcuno pensa di sì | Simone Giusti Dopo aver letto l’ennesimo appello di insegnanti e intellettuali sulla scuola italiana non riesco a togliermi dalla mente l’idea che, in fondo in fondo, al di là dell’evidente volontà controriformista che accomuna le iniziative di questo genere, tutte volte a restaurare pratiche e consuetudini di un passato ormai reso mitico a forza di storielle, il vero problema del discorso sulla scuola consista proprio nella sua sostanziale negatività. La scuola, per gli insegnanti e gli intellettuali italiani, è un luogo sostanzialmente sbagliato, malfunzionante e brutto, la cui situazione sarebbe “preoccupante” (Appello per la scuola pubblica), il cui senso sembra progressivamente svuotarsi di significato esattamente a partire dall’entrata in vigore dell’ultima riforma – alla fine degli anni ’90 era quella dell’autonomia, negli anni zero era la revisione delle indicazioni nazionali, poi l’alternanza scuola-lavoro ecc., temo all’infinito – la cui abolizione sembra l’unica cura possibile.

Che cosa è il Design Thinking e come attuarlo in classe (in 6 step) “Essere empatici. Cercare di capire a che cosa la gente dia veramente valore. La grande cosa del Design Thinking è che permette alle persone di costruire idee sulle idee degli altri. Tu pensi a qualcosa, io ho un’idea, poi qualcuno da qualche parte dice: ‘Ehi, questo mi ha fatto pensare che dovremmo fare questo e potremmo fare quello.’ Così arrivi ad un punto che non avresti mai raggiunto con un’unica mente”. Il processo del Design Thinking in classe Il Design Thinking si ritiene oggi un elemento importante in ambito scolastico nell’adeguamento delle competenze professionali degli insegnanti alle esigenze di innovazione derivanti dalla veloce diffusione delle tecnologie, la volontà di dotare gli studenti (sin da piccoli) di strumenti per affrontare il costante aumento delle informazioni disponibili per renderli cittadini consapevoli. Le sei fasi del Design partecipativo 1. 2. “Nessuna idea è troppo stupida”, questo è il mantra del secondo step nel processo del Design Thinking. 3. 4. 5.

Dal Cloud all'Intelligenza Artificiale. Come cambierà la scuola nel 2018 | iSchool | StartupItalia! La tecnologia sta influenzando e cambiando tutti i campi, compreso quello dell’insegnamento. Un piccolo sguardo nel mondo digitale è indicativo di come la tecnologia stia cambiando l’educazione, e di come abbia già stravolto il tessuto dell’apprendimento tradizionale, sviluppando metodologie di apprendimento nuove e più evolute. Il rapido aumento della connettività internet è stato un importante catalizzatore per la crescita dell’e-learning. Nel Piano Nazionale Scuola Digitale elaborato dal Miur si ribadisce l’importanza di attivare processi di innovazione scolastica nei quali le tecnologie digitali siano centrali. Realtà virtuale e gamification La realtà aumentata, la realtà virtuale e la gamification danno agli studenti un’esperienza intensa e di prima mano attraverso la simulazione grafica, estendendo così il concetto di apprendimento esperienziale. Il cloud nell’educazione Apprendimento automatico e intelligenza artificiale

I Nativi Digitali pensano e apprendono diversamente Francesca Ungaro Webwriter e Content Manager. Psicologa.Ho lavorato come Responsabile della Comunicazione Corporate. Psicologia e scrittura sono le realtà che si intrecciano da sempre nella mia vita. Latest posts by Francesca Ungaro (see all) In un articolo di Panorama del 4 aprile 2016 si legge che i Nativi Digitali pensano diversamente rispetto alle generazioni precedenti. E’ dimostrato che i Nativi Digitali, quasi costantemente iperconnessi, non presentano una correlazione tra il numero di ore di esposizione alla Rete e l’aumento del quoziente intellettivo. Il pensiero dei Nativi Digitali tende ad abbandonare strutture logico-deduttive e lineari. La velocità di apprendimento e di pensiero logico-emotivo pare ridotta a un tempo talmente insufficiente che le informazioni, le emozioni e le esperienze non riescono ad essere strutturate e immagazzinate nella Memoria (ne ho scritto qui: Internet e i Social Network: quanto male fanno alla Memoria?)

Abolire le tecnologie a Scuola, perché sbagliano i nuovi conservatori A leggere i giornali anche quelli “scolastici” sembra che l’utilizzo delle tecnologie a scuola rappresenti un vero e proprio “nemico” da combattere. Ogni giorno appaiono proclami, manifesti, articoli sul giornale contro l’uso delle ICT a scuola. Ultimo ma solo in ordine di tempo il contro-decalogo di Antonio Calvani al quale Tuttoscuola ha dato risalto. Se non fosse che si tratta di Calvani, il padre dell’utilizzo degli ipertesti che all’epoca rappresentavano il prodotto delle “nuove tecnologie” dedicate alla didattica. “Amico” fu all’epoca un software per la produzione facilitata degli ipertesti che ebbe una grande diffusione all’epoca. Oggi Calvani, autore tra l’altro di numerosi testi proprio sulle ICT, sembra aver cambiato completamente idea. Scrive Calvani: Non è scontato che l’innovazione sia di per sé positiva: occorre valutare le conseguenze. Condivido pienamente anche questa affermazione. Per i bambini ai quali si rivolgeva era soprattutto un gioco.

Generazione Digitale - I nuovi spazi della scuola Quando si parla della scuola del futuro, ovviamente il primo pensiero va alle nuove tecnologie, la cui introduzione, se pur con tempi diversi, si sta facendo pian piano strada nelle scuole del Paese. Ma con l'arrivo di nuovi strumenti e la diffusione di una didattica innovativa nei processi di apprendimento, non è pensabile che anche gli spazi e gli arredi restino uguali a quelli di una volta. C'è bisogno di un cambiamento negli ambienti d'apprendimento, ne parliamo con i nostri ospiti: Rita Coccia, dirigente scolastico dell’Istituto Volta di Perugia, Elisabetta Mughini, ricercatrice Indire, l’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, i nostri ragazzi e il professore Mario Morcellini. Tags Condividi questo articolo

Privacy dei minori sui social, con il GDPR: così tuteliamo i loro interessi Il tema “minori e società dell’informazione” è uno dei nodi culturali del GDPR (General Data Protection Regulation) che entrerà in vigore dal 25 maggio 2018, occupandosi del tema privacy e regolando il trattamento e la libera circolazione dei dati personali. Lo vediamo già nel gioco d’anticipo che in questi giorni ha attuato la piattaforma di messaggistica istantanea Whatsapp alzando da 13 a 16 anni l’età minima per l’utilizzo del suo servizio all’interno dell’Unione europea. Non si tratta di un divieto di utilizzo per gli under 16 ma della necessità di avere l’autorizzazione dei genitori per accedere. Leggiamo infatti nell’art. 8 del Regolamento che: “per quanto riguarda l’offerta diretta di servizi della società dell’informazione ai minori, il trattamento di dati personali del minore è lecito ove il minore abbia almeno 16 anni. Ma l’articolo continua spiegando che “gli Stati membri possono stabilire per legge un’età inferiore a tali fini purché non inferiore ai 13 anni”.

Il digitale a scuola / Le opportunità “Se la scuola rimane lontana dalla tecnologia che i ragazzi utilizzano quotidianamente per comunicare perde una grande occasione per ridurre le distanze e diventare credibile”. A parlare è Paolo De Nadai, cofondatore di ScuolaZoo, che di scuola vissuta ne sa qualcosa visto che ogni giorno è in contatto con due milioni e mezzo di studenti attraverso il sito e i social network connessi: “Se invece il docente riesce a utilizzare tablet e smartphone per insegnare, conquista immediatamente i ragazzi”. “C’è una schizofrenia di fondo - aggiunge Paolo Giovine, presidente e cofondatore di Pubcoder, startup per la gestione dei contenuti digitali -: fuori dalle aule i ragazzi fanno tutto quello che non possono fare a scuola con gli strumenti digitali, poi rientrano il giorno dopo a scuola e spengono il mondo esterno”. Non c'è dubbio comunque che la tecnologia oggi offra potenzialità sconosciute fino a ieri. © Riproduzione riservata

Marino Niola Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Marino Niola (Napoli, 4 settembre 1943) è un antropologo, giornalista e divulgatore scientifico italiano. Biografia[modifica | modifica wikitesto] Niola è professore di Antropologia dei simboli, Antropologia delle arti e della performance, Miti e riti della gastronomia contemporanea presso l'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli dove coordina il Laboratorio di Antropologia Sociale, il master in Comunicazione multimediale dell'enogastronomia e dove dirige il laboratorio "MedEatResearch". Dal 2008 al 20 giugno 2010 è stato presidente del Teatro Mercadante, divenuto da qualche anno Teatro Stabile di Napoli. Interessi di ricerca[modifica | modifica wikitesto] Antropologo della contemporaneità, le sue ricerche riguardano: Opere principali[modifica | modifica wikitesto] 1993 Antropologia delle anime in pena, con Stefano De Matteis, Lecce, Argo.1995: Sui palchi delle stelle. Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

50 Fab Apps for Teachers Less Is More You don’t need a one-to-one classroom (one device for every student) to integrate tablets into instruction. Whether you have one tablet or five, possibilities for teaching with them abound. Single Tablet • Independent reading Load up your tablet with books in a reading app. Allow students to check out the tablet for the day or week for in-class use, just as they would a book from the class library. • Accessibility Have a student that might benefit from accessibility apps? Small Set of Tablets • Small-group reading A few tablets are perfect for engaging students during small-group reading instruction. • Research Portability makes tablets conducive to quickly accessing information for research projects. Education—there’s an app for that. “I have yet to see anything in education that generates excitement and motivates students the way tablets do,” says the third-grade teacher from Leonard Elementary School in Troy, Michigan. Language Arts Super Why! Math Science Social Studies

Accenture: ecco tutti i numeri del Digital Consumer in Italia Italiani early adopter: smartphone e tablet fanno ormai parte della dieta digitale quotidiana degli Italiani, che sono i più entusiasti fruitori di device mobili a livello Ue. I più alti tassi di penetrazione di smartphone (91%) e tablet (60%) si registrano in Italia, rispetto al resto d’Europa (con una media di penetrazione del 77% – smartphone – e 49% – tablet). Anche in Italia il mercato ha raggiunto la stabilità, ma i margini di crescita sono più alti rispetto alla media europea: il 56% dei nostri connazionali ha in programma l’acquisto di un nuovo smartphone nei prossimi 12 mesi – rispetto alla media europea del 41% – con un calo dell’8% rispetto al 2015. Questi i dati salienti del “Digital Consumer Survey 2016” presentato ieri a Roma da Accenture in occasione del workshop organizzato con Agcom “La Consumer Experience nell’era digitale: Prospettive per il mercato Media e Telecomunicazioni”. Spesa e fruizione di servizi: il mercato è in stand-by.

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