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Il Manifesto, Volunia e Tigella

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Liquidazione coatta amministrativa: abbiamo bisogno di voi. Il Manifesto in liquidazione? Perché non continuare online? Ciclica come le stagioni, anche se con frequenza diversa, torna la crisi del Manifesto. Questa volta però sembra l’ultima spiaggia e l’opzione della chiusura è reale. Nuova mobilitazione quindi, per cercare di recuperare i soldi pubblici con i quali Il Manifesto e altri giornali di carta sono sopravvissuti negli ultimi anni. Un altro, Il Foglio, dopo aver paventato la chiusura, ha visto l’azionista principale sganciare un milione di euro per la causa e continuare a stampare il giornale ancora un po’. Il manifesto non ha azionisti danarosi, ma non ha neanche abbastanza lettori, tanto è che la direttrice nel suo appello di ieri invita i lettori a comprare il giornale tutti i giorni.

Segno che qualcosa non va, al di là dei conti? Da promotore del pluralismo dell’informazione (anni fa leggevo di tanto in tanto anche il Manifesto, per confrontarmi con le sue idee) non credo che l’interruzione dei finanziamenti pubblici e la chiusura del Manifesto siano l’unica strada. La Perfezione Perfettibile del Mercato. Da ieri pome­rig­gio è ahimè uffi­ciale: il Mini­stero per lo Svi­luppo eco­no­mico ha avviato la pro­ce­dura di liqui­da­zione coatta ammi­ni­stra­tiva della coo­pe­ra­tiva edi­trice di «Il Manifesto».

Spiega Norma Ran­geri nel suo video edi­to­riale che “La deci­sione di non opporsi alla pro­ce­dura indi­cata dal mini­stero si è resa ine­vi­ta­bile dopo la ridu­zione dra­stica e retroat­tiva dei con­tri­buti pub­blici per l’editoria non pro­fit” e che, ovvia­mente, l’altro lato della que­stione è gene­rato da ven­dite del quo­ti­diano in que­stione asso­lu­ta­mente delu­denti e da una rac­colta pub­bli­ci­ta­ria insufficiente. Imma­gino i soste­ni­tori del libero mer­cato e coloro, i tanti, che si sca­gliano con­tro i finan­zia­menti sta­tali sod­di­sfatti, pronti a gioire. “Se il gior­nale non è in grado di ali­men­tarsi, di soste­nersi da solo che chiuda. E’ giu­sto così.” L’idea di un mer­cato ideale di con­cor­renza per­fetta, mar­shal­liana, quanto è rea­li­stica di fatto?

Message in a Bottle. Una breve pre­messa, pro­pe­deu­tica, credo, ad inqua­drare meglio l’ambito di riferimento. L’iniziativa del Mani­fe­sto, per la tra­spa­renza ed il corag­gio di ren­dere pub­blici gli inter­venti del gruppo diri­gen­ziale del gior­nale, è una rap­pre­sen­ta­zione tanto straor­di­na­ria quanto con­creta di cosa sia aper­tura verso l’esterno. Men­tre, con tutte le debite dif­fe­renze del caso, l’iniziativa recen­te­mente rea­liz­zata dal NYT di por­tare i let­tori in reda­zione ha otte­nuto eco e riso­nanza, non altret­tanto è avve­nuto, facendo le oppor­tune tara­ture, con quanto pro­po­sto dal quo­ti­diano in que­stione. Credo sia, anche que­sto, ele­mento di rifles­sione e di pro­po­sta di sviluppo. Nella maniera più sche­ma­tica e sin­te­tica pos­si­bile, alcune con­si­de­ra­zioni sulle rifles­sioni espresse dai diversi mem­bri del comi­tato di gestione rie­pi­lo­gate ieri e qual­che minimo sug­ge­ri­mento sulle pos­si­bili vie di ripresa e svi­luppo del Manifesto.

Pier Luca Santoro. Lo Spettro del Capitale e i Quotidiani Fotovoltaici. La ricerca del modello di business per i quotidiani online non può prescindere da un background culturale fatto non soltanto di economia ma anche, ad esempio, di sociologia. Una materia, quest'ultima, così vasta e dalle tante sfaccettature che aiuta a capire le macro-dinamiche che muovono le (forse sarebbe meglio dire "mosse dalle") persone. Quelle complicate entità che, nella società stessa, ricercano il soddisfacimento di un bisogno. Tante ed entusiasmanti sono le letture che in questi ultimi tempi sto facendo. Uno dei filoni che sto seguendo è, per l'appunto, quello dell'economia e, in particolare, dell'economia della conoscenza (a dir la verità già intrapreso qualche anno fa]. Con questa nota voglio fissare un concetto (tra i tanti contenuti nel "Lo spettro del Capitale - per una critica dell'economia della conoscenza" di Sergio Bellucci e Marcello Cini) che, [mi] tornerà utile in futuro.

Il paragone [mi] sorge sponteneo (l'immagine aiuta più di quanto non si creda!) Volunia. Volunia, dopo la presentazione e prima di provarlo. Si può fare con ogni franchezza un po’ di tifo per Massimo Marchiori. E si può vivere di altri pregiudizi, scetticismo, ottimismo, nerdismo. Ma alcuni fatti sono chiari.

E in attesa di provare il nuovo motore di ricerca Volunia si può osservare già qualcosa: 1. Un servizio social deve trovare attenzione ma anche gratificare il pubblico fin dal primo impatto. E la presentazione di Volunia, come del resto la grafica del prodotto, non sembra essere riuscita nell’intento di gratificare il pubblico peraltro abbastanza vasto della rete italiana. Pare ci fossero 12mila persone connesse in streaming, ma i commenti su Twitter si sono divisi tra i molto critici, gli abbastanza critici e i semplicemente confidenti.2. La sfida di Volunia è difficilissima. Vedi la reazione a caldo di Tech-Economy. Volunia: il nuovo motore di ricerca italiano. Basterà una buona idea? Voglio pensare che Volunia sia rivoluzionario. Voglio pensare che rappresenti una nuova frontiera per quello che una volta si chiamava NIR (Network Information Retrieval). Voglio pensare che Marchiori, che ha un curriculum di tutto rispetto, sia davvero sulla buona strada per cambiare la concezione del concetto di ricerca su Internet.

Voglio pensarlo anche se tutto sembrerebbe suggerire il contrario. Ma rimango ottimista e voglio pensarlo ugualmente. Anche se purtroppo Volunia, pure prima di nascere, qualcosa lo ha già dimostrato. Ha dimostrato e ribadito, ancora una volta, quanta strada debbano fare gli italiani per essere competitivi in un contesto complesso come quello dell’ICT. È piena la storia delle tecnologie di esempi che dimostrano come non basti una buona idea. Quella parte di squadra che avrebbe dovuto occuparsi del lancio di certo ancora non si è vista, ed il Sistema Paese non si costruisce certo in un giorno.

Tags: Massimo Marchiori, Volunia. Volunia bocciato alla prova su strada. Ieri è partita ufficialmente l’avventura di Volunia, presentato in pompa magna alla stampa italiana e aperto ora in fase test a circa 100.000 utenti. Grazie a Napolux ho potuto fare oggi una prova su strada e dare quindi una opinione non sulle indiscrezioni ma sui fatti. Se prima potevo essere scettico, ora sono decisamente negativo. [La critica a Volunia del 5/2] Il nazionalismo serve a poco. O il prodotto funziona e soddisfa l’aspettativa creata, oppure finisce presto nel dimenticatoio senza appello. La curiosità e la notorietà sono fondamentali per stimolarne la prova, ma se sotto il cofano il motore non romba si va poco lontano.

Rilevanza Ho fatto alcune ricerche test per capirne le prestazioni, al di là degli aspetti social che commenterò al termine. La prima evidenza è che Volunia privilegia ogni volta che può Wikipedia. Vediamo come si comporta Volunia con l’attualità. Seconda evidenzia: l’aggiornamento delle pagine indicizzate è, almeno in questa fase, lento, molto lento. Volunia, anche l’occhio vuole la sua parte. Sono reduce dallo streaming della presentazione del nuovo motore di ricerca di Massimo Marchiori, Volunia quello che è stato definito l’anti-google. Non entro nel merito del grado di innovazione e del tipo di impatto che questo prodotto avrà nelle nostre vite, tralascio perciò caratteristiche tecniche, similitudini con piattaforme esistenti ed evidenti problemi di privacy.

Ciò su cui vorrei soffermarmi è la confezione del prodotto, a partire dalla presentazione appena conclusa, fino al design della piattaforma e del logotipo. La presentazione Massimo Marchiori, quarantunenne matematico padovano, autore dell’algoritmo di Google e una delle menti più interessanti del panorama italiano, non ha propriamente il physique du rôle per una presentazione. La presentazione di un prodotto è la sua prima promozione: bisogna essere abili venditori già dalla prima fase per convincere il pubblico all’acquisto/all’uso. Troppo italiano (cit. La Comunicazione Ora passiamo al naming, alla scelta del nome. Un grande boh.

Is Volunia Italy’s answer to Google — or just hot air? You can forgive Massimo Marchiori for wanting his moment in the sun. After all, it’s fifteen years since the Italian academic created Hyper Search, a system for ranking web pages that proved a great inspiration for Larry Page and Sergey Brin’s early attempts in online search. But while the Google founders went on to become dotcom billionaires at the head of one of the Internet’s most powerful companies, Marchiori turned down the offer of a job with them and returned to Italy to work on his own projects. And today, finally, he unveiled what it is he’s been tinkering away on all this time: a social search engine called Volunia that he claims represents the “third generation of search.” And what is it? The best visuals were a handful of ropey screenshots that suggested little about what was on offer. So given the lack of hard information, here’s what we have so far: And that, for all of the words, seems to be the heart of it.

Reaction online seems mixed at best. Manda Tigella a occupare Chicago! [EDIT: Qui c'è un aggiornamento dell'11 febbraio sull'avanzamento del progetto] Il 25 gennaio Adbusters, il collettivo canadese che ha lanciato Occupy Wall Street, ha inviato la propria newsletter con una nuova proposta per il movimento Occupy: un’occupazione per tutto il mese di maggio a Chicago dove, tra il 15 e il 22 si terranno sia il G8 che l’annuale vertice NATO.

L’occupazione prenderà il via il 1 maggio con l’intenzione di installare un campo sullo stile di quello che per quasi tre mesi ha occupato Zuccotti Park a New York e di durare per tutto il mese di maggio. Dopo aver seguito e raccontato in Rete fin dal suo nascere Occupy Wall Street è giunto il momento di andare sul posto e da lì assistere direttamente e raccontare cosa succede, partecipare alle assemblee tematiche e generali, vivere la quotidianità del movimento raccogliendo immagini, filmati, interviste. Come conto di farlo? Con il vostro contributo. Con 1800 € posso soggiornare 10 giorni, dal 29 aprile all’8 maggio. In Bocca al Lupo @tigella #occupychicago.