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Stiamo crescendo una generazione di “ignoranti digitali”? - ilSole24ORE

Stiamo crescendo una generazione di “ignoranti digitali”? - ilSole24ORE
Non distinguono una notizia da una pubblicità online, non considerano minimamente l’attendibilità delle fonti delle notizie su Internet, sono facilmente ingannabili dai messaggi postati sui Social Network. No, non parlo dei nostri anziani genitori o dei nostri nonni, che in fondo un po’ sarebbero giustificati dalla poca dimestichezza col mezzo. Mi riferisco, drammaticamente, ai “nativi digitali”, quelli nati col tablet in mano e che ora vanno all’università o alle scuole superiori. Nella ricerca, per esempio, si legge che oltre l’80% degli studenti di scuola media non distingue su un sito Internet tra una pubblicità segnalata come tale e una notizia. I “nativi digitali” sanno schizzare alla velocità della luce da Facebook a Twitter mentre stanno caricando un selfie su Instagram e mandando un messaggio a un amico. I dati sono allarmanti, visto il tempo che passiamo online e visto che Internet e i social network stanno diventando sempre di più un mezzo prioritario di informazione. Related:  ValutazioneNativi digitali

Egocentrismo: la lezione di David Foster Wallace - Nuovo e Utile L’egocentrismo è un tratto emergente del nostro tempo, o è solo diventato più visibile e chiassoso? Come e perché siamo tutti intrappolati nella nostra soggettività? Per trovare qualche risposta non ovvia sono andata a rileggermi un bellissimo discorso tenuto da David Foster Wallace ai neolaureati del Kenyon College. Vi invito a fare altrettanto (qui l’originale inglese. Qui la traduzione in italiano). Il discorso si intitola Questa è l’acqua. SOGGETTIVISMO ACRITICO. EGOCENTRISMO INEVITABILE. IMPARARE A PENSARE. LA PERIFERIA DEGLI EVENTI. DISCUTERE GLI SCHEMI. Il sorpasso: i bambini trascorrono più tempo su Internet che davanti alla TV Per la prima volta nella storia la televisione è stata battuta. Secondo l’Ofcom, l’organismo che monitora e regola il settore delle comunicazioni nel Regno Unito, il tempo che i bambini trascorrono su Internet ha sorpassato il numero di ore davanti alla TV. Secondo il report dell’Ofcom Children and Parents: Media Use and Attitudes, avrebbe raggiunto un livello record: i ragazzi tra i 5 e i 15 anni trascorrono circa 15 ore alla settimana connessi. Meglio il web della TV Anche i bambini di età prescolare (3-4 anni) preferiscono l’ipad alla TV, trascorrendo 8 ore e 18 minuti a settimana connessi: circa un’ora e mezza in più rispetto agli anni passati. Youtube piace a tutti Ma dove vanno i ragazzi online? Sempre più tablet personali L’abbassamento dei costi dei dispositivi digitali ha reso possibile una larga diffusione di device personali tra i più giovani: secondo i dati del report, circa un terzo dei bambini fino a 4 anni (34%) ha il suo tablet dove accedere a video e giochi.

Il confine sottile | Bufale un tanto al chilo C’è un confine molto leggero nel giornalismo, un confine che però fa una differenza immensa una volta varcato, stiamo parlando di quella linea rossa che distingue tra chi informa e chi manipola l’informazione, anche quando la manipolazione è sottile, come nel caso di cui andremo a parlare. La notizia è tragica: La potete trovare su Leggo (con quell’errore su torcendogli) ma l’hanno riportata in tanti, era sul Sun e sul Daily Mail, sappiamo bene che ad Ansa e ADNKronos piacciono moltissimo queste fonti. Prima di andare avanti premetto che la notizia della morte del bimbo è tragica e reale. Il ventenne difatti è stato condannato. La notizia la si trova sulla BBC, e anche lì si parla di torsione dei testicoli, il bimbo in realtà è morto per soffocamento ma nel titolone sensazionalistico ci sta che si usi l’episodio dei testicoli (sui cui sono state peraltro trovate tracce di maltrattamenti) raccontato dalla madre del piccolo. Vi stanno fregando. maicolengel at butac punto it Mi piace: Correlati

Per favore, non chiamateli nativi digitali Vado spesso nelle scuole a insegnare le basi della sicurezza informatica e della gestione della privacy in Rete, per cui incontro sovente i cosiddetti “nativi digitali”: i giovani che hanno sempre vissuto attorniati dalle tecnologie digitali e dalle consuetudini sociali che li caratterizzano. Quelli che non si ricordano del mondo prima di Internet, cellulari, tablet, Playstation e smartphone e quindi li considerano elementi assolutamente ovvi e naturali della propria esistenza. I genitori di questi nativi li contemplano spesso estasiati, ammirando la naturalezza con la quale maneggiano i dispositivi digitali, come se vedessero Mozart al clavicembalo, e sospirano rassegnati, convinti di non poter competere con chi è cresciuto sbrodolando omogeneizzati sul touchscreen e sicuri che basti dare ai loro virgulti un iCoso per garantire loro l'articolata competenza informatica di cui avranno bisogno nella carriera e nella vita quotidiana. Non è un fenomeno limitato ai giovanissimi.

How to Evaluate Web Resources The Internet has given writers in all fields the ability to conduct research more quickly, and more thoroughly, than ever before. Whether they're writing hosting reviews, tapping out novels, or blogging like a rockstar, nearly everyone who writes now relies in some part on the Internet for information. Yet with almost 640 terabytes of data being transferred every single minute—much of it poorly sourced—it can be difficult to discern, at first blush, the accuracy of information found on the Web, as well as the authority of its resources. Life online has undoubtedly changed the procedures used to gather and assess information forever. But when it comes to well-written and effective content, the need for correct information, from reliable and authoritative resources, remains the same. Fortunately, the oceans of data and globe-spanning inter-connectivity of the Internet make verifying sources easier than ever as well. A Visual Guide to Evaluating Sources on the Web: Check the URL Timeliness

Ecco perché i nativi digitali sono una realtà (anche se ignoranti) | Agenda Digitale Recentemente, è stato ripreso sul Web, con un certo successo, un vecchio (2013) e fortunato articolo (trentaseimila like su Facebook e duemilaseicento condivisioni on-line) per Agenda digitale di Paolo Attivissimo Per favore non chiamiamoli nativi digitali che, riprende la vecchia polemica sull’esistenza o meno dei “nativi digitali”. Ho contribuito a suscitare questo dibattito in Italia con il mio Nativi digitali (Bruno Mondadori, 2011) e dopo 5 anni dall’uscita di questo volume sono ancora convinto della validità euristica della “categoria” coniata a suo tempo da Mark Prensky (Prensky, 2001). Facciamo il punto della situazione. I nostri figli sono nati in questo mondo e il loro ambiente sociale e di vita è radicalmente differente da quello dove siano nati noi “figli del libro” ed “immigrati digitali”. a. b. c. Bibliografia Académie des sciences, il bambino e gli schemi (2016), ed. it., a cura di Ferri, P. e Guerini, Milano Ferri, P. (2011), Nativi digitali. , Bruno Mondadori, Milano.

Quello che internet ci nasconde - Eli Pariser I motori di ricerca e i social network ci conoscono sempre meglio. Grazie alle tracce che lasciamo in rete, scelgono solo i risultati più adatti a noi. Ma in questo modo la nostra visione del mondo rischia di essere distorta Poche persone hanno notato il post apparso sul blog ufficiale di Google il 4 dicembre 2009. Non cercava di attirare l’attenzione: nessuna dichiarazione sconvolgente né annunci roboanti da Silicon valley, solo pochi paragrafi infilati tra la lista delle parole più cercate e un aggiornamento sul software finanziario di Google. Oggi Google usa 57 indicatori – dal luogo in cui siamo al browser che stiamo usando al tipo di ricerche che abbiamo fatto in precedenza – per cercare di capire chi siamo e che genere di siti ci piacerebbe visitare. Accorgersi della differenza non è difficile. Oggi la rete non solo sa che sei un cane, ma anche di che razza sei, e vuole venderti una ciotola di cibo Se fosse solo un modo per vendere pubblicità mirata, non sarebbe tanto grave.

Dilaga la tecnofobia in Italia: allarme rosso | Agenda Digitale La “tecnofobia” è molto diffusa in Italia. Questo tema, poi, è particolarmente rilevante oggi perché i media generalisti, i giornali e la televisione in questi ultimi due anni stanno diffondendo più che in passato un diffuso “panico morale” rispetto all’uso delle tecnologie digitale e di Internet soprattutto da parte dei bambini e dei preadolescenti. Di che cosa si preoccupano i genitori. Fonte Eu Kids on-line Da sempre Internet è stata vista con grande “sospetto” a causa dell’accelerazione nella possibilità di “scambi sociali” sul web che genera. Il capostipite dei nuovi “Savonarola” è Nicholas Carr, noto giornalista e saggista statunitense, che ha pubblicato nel 2010, un fortunato volume tradotto in Italia con il titolo italiano Internet ci rende stupidi? Fin qui Casati non ha torto, molti aspetti della vita umana fortunatamente non si prestano a essere trasposti in digitale. Libro versus tablet: ma perché? – approfondire la biografia e la bibliografia dell’autore del testo;

Furbizia online: un test di affidabilità di siti web in 6 punti Fate circolare! Quello che non vi vogliono far sapere! Il grande segreto della multinazionale! Li conosciamo questi link che rimbalzano sui social, vero? Come possiamo aiutare i nostri figli che si affacciano per le prime volte sui social a districarsi fra mille stimoli? Ma esiste un modo, una procedura, un metodo infallibile per capire quali sono le notizie o i siti affidabili e quali no? Insomma, ogni volta che ci appare in bacheca, o sul feed, una notiziona che non vediamo l’ora di condividere, fermiamoci un attimo e vediamo se il link supera i sei punti del test di affidabilità di Zimdars: Punto 1: analizziamo il nome del sito da dove proviene la notizia Prima di leggere il contenuto, o il titolo, guardiamo lo URL del sito stesso: facciamo attenzione al nome, e impariamo a riconoscere alcuni punti chiave. Punto 2: capiamo di più sul sito Se il nome del sito passa il primo punto, e ci pare un nome legittimo, ma non lo abbiamo mai sentito prima, cerchiamo di capire chi sta parlando.

La tecnologia e la morte della civiltà. Tradotto da un articolo di José Picardo È insito nella natura umana detestare tutto ciò che fanno i giovani solo perché gli anziani non ci sono abituati o hanno problemi nell’imparare a farlo. Quindi io sono diffidente nei confronti della scuola di pensiero "i giovani fanno schifo”. Steven Pinker All'inizio di questa settimana sono entrato in una classe durante la pausa e ho visto un gruppo di tre ragazze sedute sul pavimento concentrate in silenzio sul loro iPad. Per qualcuno che non ha familiarità con il contesto, la vista di tre studenti che fissano uno schermo durante la pausa avrebbe potuto suscitare reazioni negative - distrazione, social media, giochi ... Alla fine dello scorso anno questa fotografia di alcuni ragazzini che guardano i loro smartphone accanto al quadro di Rembrandt 'La ronda di notte' nel Rijksmuseum di Amsterdam ha iniziato a fare il giro sul web. Solo che le cose non stanno proprio così.

Corriere della Sera Questo articolo vi arriva gratuitamente e senza pubblicità grazie alle donazioni dei lettori. Se vi piace, potete farne una anche voi (Paypal/ricarica Vodafone/wishlist Amazon) per incoraggiarmi a scrivere ancora. Ieri il Corriere della Sera ha pubblicato questa foto, dicendo che si tratta di un’immagine che ritrae “Capracotta, il paese sepolto dalla neve” in Molise. Un lettore via Twitter, @loubeyond, me la segnala. Con due clic verifico su Tineye.com che la foto non è affatto di attualità:

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