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Does the Device Matter – Teaching in the Primary Years

Does the Device Matter – Teaching in the Primary Years
The are many different devices being implemented into classrooms all around the world. With schools using PC’s, Laptops, Macbooks, iPads, Chromebooks, and Netbooks to move further towards 21st Century Contemporary Learning environments I am often asked the question “What devices should my school purchase?” I immediately stop the conversation before any further discussion and ask the question, “What is the purpose of the device?” Schools need to invest time in developing a vision on “the purpose” of any new device and what it is they would like their students to create and achieve that this new technology will enable. Once a clear vision and purpose is established schools can move forward and explore what different devices can achieve and weigh up the pro’s and con’s of each for their school environment. Things to consider when choosing a device: Taking new devices out of boxes and configuring them to your school infrastructure is like Christmas Day. The SAMR model, developed by Dr. Related:  information literacy

I invented the web. Here are three things we need to change to save it | Tim Berners-Lee | Technology Today marks 28 years since I submitted my original proposal for the worldwide web. I imagined the web as an open platform that would allow everyone, everywhere to share information, access opportunities, and collaborate across geographic and cultural boundaries. In many ways, the web has lived up to this vision, though it has been a recurring battle to keep it open. But over the past 12 months, I’ve become increasingly worried about three new trends, which I believe we must tackle in order for the web to fulfill its true potential as a tool that serves all of humanity. 1) We’ve lost control of our personal data The current business model for many websites offers free content in exchange for personal data. This widespread data collection by companies also has other impacts. 2) It’s too easy for misinformation to spread on the web Today, most people find news and information on the web through just a handful of social media sites and search engines. Click here to make a donation.

Take control of your school/district’s digital identity There are many lessons we can learn from the business world and adapt in ways that align with education. Take the concept of branding that Trish Rubin and I discuss in detail in BrandED. Since the advent of media organizations across the globe have worked tirelessly to build a positive brand presence that resonates with potential consumers. In short it represents a promise that is woven into a combination of words, design, colors, music, video, logo, service, etc. Image credit: Embracing these elements of brandED thinking by becoming the storyteller-in-chief can begin to the process of developing a powerful school identity that resonates.

A scuola è arrivata l’ora della cittadinanza digitale | Agenda Digitale È ora di cittadinanza (digitale) e creatività nelle scuole italiane. I riflettori sono finalmente puntati su una delle competenze indicata, nell’ormai lontano 2006, come strategica per l’apprendimento permanente dei cittadini europei. Parliamo della competenza digitale che, purtroppo, insieme ad imparare a imparare, competenze sociali e civiche e spirito di iniziativa e imprenditorialità, ha svolto fino ad oggi un ruolo da Cenerentola nella scuola. È sempre stata lì, citata ma, nei fatti, ritenuta “accessorio”. L’Avviso pubblico per lo sviluppo del pensiero computazionale, della creatività digitale e delle competenze di “cittadinanza digitale”, a supporto dell’offerta formativa è, si auspica, l’avvio di un nuovo corso e, senza dubbio, un’occasione non solo per realizzare interventi specifici di formazione, ma anche per creare una cultura del digitale. È l’opportunità di realizzare un salutare contagio di informazione e formazione a beneficio di allievi, docenti e famiglie.

8 digital life skills all children need – and a plan for teaching them A generation ago, IT and digital media were niche skills. Today, they are a core competency necessary to succeed in most careers. That’s why digital skills are an essential part of a comprehensive education framework. Without a national digital education programme, command of and access to technology will be distributed unevenly, exacerbating inequality and hindering socio-economic mobility. What’s your DQ? The challenge for educators is to move beyond thinking of IT as a tool, or “IT-enabled education platforms”. Like IQ or EQ – which we use to measure someone’s general and emotional intelligence – an individual’s facility and command of digital media is a competence that can be measured. DQ can broadly be broken down into three levels: Level 1: Digital citizenship The ability to use digital technology and media in safe, responsible and effective ways Level 2: Digital creativity Level 3: Digital entrepreneurship Why are we neglecting digital citizenship? There is no need to wait. Share

L’analfabetismo italiano e la Repubblica fondata sull’ignoranza – La Voce di New York Secondo gli studi dell'autorevole linguista De Mauro, meno di un terzo della popolazione italiana avrebbe i livelli di comprensione della scrittura e del calcolo necessari per orientarsi nella vita di una società moderna. Il peso sullo sviluppo economico e sociale resta enorme Tullio De Mauro è il più autorevole linguista italiano. Professor De Mauro, nel 2010 aveva condotto uno studio sull’analfabetismo in Italia. “Da molti anni, perlomeno dalla Storia linguistica dell’Italia unita del 1963, ho cercato di raccogliere dati sull’analfabetismo strumentale (totale incapacità di decifrare uno scritto) e funzionale (incapacità di passare dalla decifrazione e faticosa lettura alla comprensione di un testo anche semplice) e ho cercato di richiamare l’attenzione dei miei illustri colleghi sul peso che l’analfabetismo ha sulle vicende linguistiche e, ovviamente, sociali in Italia. Il problema dunque, pur a diversi livelli di gravità, non è solo italiano. “I problemi sono molti.

Learn how @librarian616 turned the school's library into a cutting-edge tech center! #edtech #ed… I love libraries! Everything about them -- the books, the atmosphere, the people, the organization, the great resources -- all the components of a vibrant school library. Sadly, libraries have a reputation for being old-fashioned, with outdated images of quiet places housing traditional print books. In reality, the library is an amazing place to test out new technology. A school library should be a hub that encourages students to read, research, explore, connect, and create. At our school, we have worked hard to get rid of that outdated idea that “libraries are only for books.” Try everything. The library can be a great place to try out new ideas. To create the new media-centered library, we added exciting features like a charging station and a seating area with comfortable chairs for students to work. To create the new media-centered library, we added exciting features like a charging station and a seating area with comfortable chairs for students to work. Savor even small successes.

Del futuro non sappiamo niente La replica di una statua del dio egiziano di Anubi e sullo sfondo la Statua della Libertà a New York (AP Photo/Seth Wenig) «Sì. Dimenticheranno. Anton Čechov, Tre sorelle (1900). L’importanza del Sapere | Math is in the air Correva l'anno 1954 quando Totò, improbabile scrivano, inneggiava all'ignoranza; Lei è ignorante? Bene, viva l'ignoranza. Tutti così dovrebbero essere. E se ha dei figliuli non li mandi a scuola per carità. Oggi, ben 62 anni dopo, quelle parole sembrano quanto mai appropriate e assumono un amaro sapore profetico. Ma facciamo un pò di ordine e proviamo a tirare su qualche paletto. Quello che si intende qui per ignoranza è ben lontano dall'accezione neutra e non dispregiativa del termine. Al tempo stesso non stiamo parlando di persone completamente analfabete. Quello a cui ci riferiamo è il livello di analfabetismo funzionale. La sigla PIIAC sta per Programme for the International Assessment of Adult Competencies. Le informazioni sul PIIAC possono essere trovate nella pagina ufficiale del OECD dedicata al programma, informazioni più dettagliate circa il PIIAC in Italia sono fruibili invece alla pagina Isfol dedicata. La situazione che ne emerge è quanto meno critica.

Comunicatori (e) permanenti: quando i parrucchieri diventano influencer – Valigia Blu Chi lavora nel settore della comunicazione e dell'informazione ha assistito negli ultimi dieci anni a una vera e propria rivoluzione copernicana dell'opinione pubblica. "L'uomo qualunque" è diventato un opinion leader, e chi è stato opinion leader in passato oggi non lo è più. Vale per la politica, per l'attivazione civica, per il giornalismo. Ignorare il parere di un cittadino/utente/elettore/consumatore in quanto "uomo qualunque" e attribuire il potere di persuasione esclusivamente agli esperti vuol dire interpretare la realtà con le lancette dell'orologio ferme a dieci anni fa. Negli ultimi due anni sono state rese note quattro ricerche i cui risultati inquadrano in modo crudelmente chiaro i profondissimi cambiamenti dei meccanismi di formazione dell'opinione pubblica. Ipsos, novembre 2014: gli italiani pensano che nel nostro paese la popolazione sia composta al 30% da stranieri, invece il dato reale è del 7%.

Analfabeti funzionali, il dramma italiano: chi sono e perché il nostro Paese è tra i peggiori Hanno più di 55 anni, sono poco istruiti e svolgono professioni non qualificate. Oppure sono giovanissimi che stanno a casa dei genitori senza lavorare né studiare. O, ancora, provengono da famiglie dove sono presenti meno di 25 libri. Sono gli analfabeti funzionali, quegli italiani che non sono in grado di capire il libretto di istruzioni di un cellulare o che non sanno risalire a un numero di telefono contenuto in una pagina web se esso si trova in corrispondenza del link “Contattaci”. Non si parla in questo caso di persone incapaci di leggere o fare di conto, piuttosto di persone prive «delle competenze richieste in varie situazioni della vita quotidiana», sia essa «lavorativa, relativa al tempo libero», oppure «legata ai linguaggi delle nuove tecnologie», precisa Simona Mineo, ricercatore Inapp, l'Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (ex Isfol). L'identikit dei nuovi analfabeti in Italia. Quale quindi la causa delle cattive performance degli over 50?

Media Education: 10 motivi per cui è urgente occuparsene | Design Didattico Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di Media Education. Di cosa si tratta? Una breve definizione potrebbe essere: “il processo di insegnamento e apprendimento centrato sui Media”. Ma cosa significa più nel dettaglio? Potremmo dire, con David Buckingham, che si tratta di un “processo finalizzato a potenzialità di accedere, analizzare, valutare, produrre messaggi in tutti i formati di comunicazione” (internet, certo, ma anche radio, tv, fumetto, fotografia, disegno, illustrazioni, etc.). Media Education, dunque, non vuol dire solo “internet” o “smartphone”, ma riguarda un campo molto più ampio di saperi, competenze ed abilità. Per quale motivo la Media Education dovrebbe divenire una assoluta priorità per le nuove (e non solo!) In un successivo contributo vedremo aspetti come: Media Literacy, Competenze di Media Education, Curricolo e molto altro. Emiliano Onori

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