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Digital natives (1) : démythifier le mythe des « natifs vs immigrants » du numérique

Digital natives (1) : démythifier le mythe des « natifs vs immigrants » du numérique
Le mythe du « natif du numérique » (digital native) émerge en 2001 sous la plume du chercheur américain Marc Prensky dans un article publié en deux volets intitulé « Digital Natives, Digital Immigrants) ». Il se fonde sur une idée principale polarisante : les jeunes nés après 1980 sont des indigènes du numérique de par leurs usages et ils apprécient les contenus « du futur » (future content) plutôt que ceux du « patrimoine » (legacy content). Leur style d’apprentissage et leur façon de traiter l’information sont radicalement différents de la génération des « immigrants du numérique » (digital immigrants). Celle-ci se trouve confrontée au défi d’un langage obsolète pour former une population de natifs à la fois aux contenus du patrimoine et du futur… dans le langage des natifs. Un mythe en lien avec le vécu américain Une société du risque et une panique médiatique Les « 4 D » de la panique médiatique Le rôle structurant de la panique

http://theconversation.com/digital-natives-1-demythifier-le-mythe-des-natifs-vs-immigrants-du-numerique-57312

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Face à l’actualité, l’école doit éduquer les jeunes dans leur pratique de l’Internet Théories du complot, rumeurs, emprises et recrutement terroristes via le Web forcent à s’interroger sur les pratiques médiatiques informationnelles en ligne : comment s’informe-t-on, qui croit-on spontanément ? Et surtout, quels sont les usages des plus jeunes ? Comment leur donner les outils critiques, numériques, techniques qui puissent leur donner la distance nécessaire, la capacité d’identifier les sources qui sont fiables et celles qui ne le sont pas ? L’école, qui fait jeu égal avec les pratiques écraniques des enfants et des adolescents en nombre d’heures quotidiennes, conserve un rôle primordial pour accompagner les élèves. En maternelle, travailler sur les genres télévisuels

Digital natives (2) : la génération Y, l’entreprise et le pédagogue Le sujet des générations Y/Z suscite un intérêt croissant en entreprise, où il vient « rafraîchir » des thèmes plus anciens tels que le management intergénérationnel, la reconnaissance, l’exemplarité ou encore la marque employeur. En tant que professeur de management, cette question m’a interpellé en raison de sa prégnance lors des discussions avec des managers, mais aussi lors de rencontres organisées autour des grandes questions de l’entreprise et du management. Pour autant, la communauté académique ne s’est pas véritablement mobilisée pour analyser la réalité des questions sous-jacentes. Ceux que l’on pourrait qualifier plus globalement de natifs digitaux (pour rassembler les Y et les Z et sortir ainsi d’une approche générationnelle étroite dont on peut déjà questionner la pertinence) interpellent pourtant managers et directions des ressources humaines en raison de postures et de pratiques qui peuvent être perçues comme étant déstabilisantes.

“Ma è per i miei studenti... posso condividerlo?”: un tutorial su copyright, insegnamento e World Wide Web Image: tubartstock / Shutterstock.com Quelle del copyright sono acque poco limpide. Una volta, una scimmia si scattò dei selfie con una fotocamera rubata, e si disse che l’animale deteneva i diritti di queste immagini; tecnicamente, un tatuaggio appartiene al tatuatore, non alla persona che lo sfoggia sulla pelle. Ma tu sei un insegnante! Cosa c’entra tutto questo con te? Digital natives (3) : le monde au bout des doigts Dans la société de l’image et de l’instantané, les jeunes générations ont les pensées « kaléidoscopes ». Ils peuvent tout faire en même temps… regarder un film sur YouTube, parler avec un ami, envoyer un SMS, regarder le temps qu’il fait dehors, et imaginer la minute qui va suivre… pourvu qu’ils en changent le cours. En effet, plus de 75 % des jeunes ne peuvent s’imaginer un monde sans le web](

"Comunicare in rete in modo sicuro": la guida per una cittadinanza digitale consapevole scarica il pdf "Comunicare in rete in modo sicuro” è la prima di una serie di lezioni dedicate agli studenti della scuola secondaria di primo grado. Per diventare buoni cittadini digitali è necessario che gli studenti acquisiscano non solo i concetti base dell’informatica, ma anche le competenze per muoversi in modo responsabile in Internet, come ci illustra Isabella Corradini, direttore scientifico del Centro Ricerche Themis. I cosiddetti nativi digitali, usano con sorprendente abilità gli strumenti tecnologici, ma spesso in modo non sicuro. Questo materiale educativo è stato realizzato dall’organizzazione americana no profit Common Sense (www.commonsense.org) e adattato in italiano da Programma il Futuro (www.programmailfuturo.it), il progetto MIUR1-CINI2 che ha l’obiettivo di fornire alle scuole una serie di strumenti semplici, divertenti e facilmente accessibili per formare gli studenti ai concetti di base dell’informatica.

Des élèves suisses parlent de leur usage des réseaux sociaux Interdits pendant les cours, Internet et ses réseaux sont omniprésents chez les jeunes. Reportage dans deux classes du Nord vaudois De mémoire de professeur, on n’avait jamais vu cela. Une génération d’élèves surpasse les maîtres dans l’usage d’un outil et de ses applications, devenus omniprésents: le smartphone et les réseaux sociaux. Un Suisse sur deux possède un téléphone avec accès à Internet. Scuola digitale, è l'"autoformazione" la chiave per il docente del futuro La resistenza all’innovazione dei modelli didattici nella scuola italiana non scaturisce da scarsa preparazione, ma da una resistenza al cambiamento che gli insegnanti manifestano quasi inconsciamente. Per questo la Scuola digitale deve mettere in atto strategie che aprano a un cambio di mentalità nell’affrontare percorsi più efficaci nell’insegnamento. Approfondiamo lo scenario accendendo un riflettore sulla teoria della “professionista riflessivo“.

Neoassunti a.s. 2018/19 - Approfondimenti Dalle Nuove misure per dare impulso alle competenze chiave e alle competenze digitali, al Framework Digicomp 2.1; #perchè e #come la Tecnologia1 per apprendere. Federica Pilotti Questo breve intervento vuole essere sia una riflessione sul concetto di “Tecnologia” sia una guida operativa su come sviluppare, valutare e progettare la competenza digitale a scuola.Il titolo mi impone di chiarire cosa intendiamo oggi con Tecnologia per metterci d’accordo e proseguire insieme. DigComp 2.1: osservare e valutare la competenza digitale dei cittadini – cittadinanza digitale Come individuare il livello di competenza digitale dei cittadini? Per facilitare l’autovalutazione e la valutazione del livello di competenza digitale oggi possiamo adoperare l’aggiornamento 2.1 del framework europeo DigComp che il Centro di Ricerca europeo[1] ha recentemente pubblicato[2] e che si integra con il processo di revisione realizzato con DigComp 2.0[3]. Non resta che tuffarsi nell’oceano digitale ed imparare a nuotare Senza dubbio ad invogliare alla consultazione di questo nuovo strumento contribuisce la veste grafica aggiornata e l’impostazione data alla presentazione dei contenuti. La narrazione per immagini e testo “imparare a nuotare nell’oceano digitale” introduce con immediatezza alle novità introdotte nell’aggiornamento 2.1. mettendone in evidenza i punti salienti: l’organizzazione per livelli di padronanza e gli elementi ricorrenti (complessità del compito, livelli di autonomia, domini cognitivi).

L’ho letto su internet Nessuno potrà mai essere informato su tutti i siti presenti nel web, ma saperne valutare l’indirizzo è un primo passo per una navigazione utile e ben orientata. Da «La ricerca» #13, di Anna Piseri e Paolo Vitale. Ore 9.00, classe prima liceo (scientifico, linguistico, scienze umane, classico, artistico… non fa differenza), lezione di geografia astronomica, argomento: il satellite naturale della Terra. Il dovere della costruzione delle competenze digitali a scuola Se mi chiedessero: “Quale è oggi la responsabilità maggiore della scuola italiana?”, non esiterei a rispondere: “Il dovere della costruzione della competenza digitale”. Il dovere, e pongo l'accento su questa parola. Nella società si parla poco di doveri e troppo di diritti, e questo accade anche nel sistema scolastico. Il dovere di cui parlo non è imposto da circolari ministeriali, da normative e minacce di sanzioni. Nasce da una lettura attenta dei bisogni, non quelli funzionali al sistema scuola, spesso collegati a contenuti disciplinari a loro volta ostaggio degli insegnanti.

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