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Fossili viventi

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Nuove forme, nuove specie. Correlare la velocità dei cambiamenti morfologici con la velocità dell’origine di nuove specie. Questo l’ambizioso obiettivo di una collaborazione multidisciplinare, finanziata dalla National Science Foundation e che ha coinvolto, oltre a diverse università americane – Berkeley, UCLA, Michigan, Idaho, Oregon State – anche quella di Torino. A questo scopo, i ricercatori hanno raccolto i dati esistenti da diverse fonti come GenBank e FishBase per creare una sorta di “albero della vita” di più di 7000 specie di Attinopterigi, una classe di vertebrati che comprende la maggior parte dei pesci ossei viventi ed è caratterizzata dal possedere pinne sostenute da raggi. Uno studio importante, poiché simili collegamenti fra speciazione e adattamento morfologico non erano mai stati osservati su una scala così grande. Lo studio ha anche dimostrato che variazioni in un singolo processo evolutivo possono creare sia fossili viventi sia radiazioni adattative.

Michele Bellone Daniel L. Perché i celacanti non sono “fossili viventi” Il termine “fossile vivente”, sebbene fosse già stato utilizzato da Darwin per indicare specie che hanno subito pochi cambiamenti durante il corso della loro evoluzione, tornò in auge con la scoperta della specie Latimeria calumnae (1938) appartenente ad una sottoclasse di pesci (Actinistia) fino ad allora conosciuta solo attraverso i reperti fossili. Da quel momento in poi, la Latimeria è stata inserita nella categoria degli organismi ritenuti “primitivi” (lamprede, squali, dipnoi, tuatara, solo per citare alcuni vertebrati), cioè che hanno subito pochi o nessun cambiamento nel tempo. Nel loro articolo pubblicato su Bioessays, Casane D. e Laurenti P., non solo tentano di sfatare il mito del fossile vivente passando in rassegna tutte le evidenze note fino ad oggi, ma sottolineano come già solo in linea di principio, il termine “fossile vivente” o altri suoi analoghi come “primitivo”, “poco evoluto”, “basale”,”ancestrale”, etc…, siano in contrasto con un corretto tree-thinking.

Darwin C. Why coelacanths are not ‘living fossils’ - Casane - 2013 - BioEssays. Il fatto che esistano fossili viventi non dovrebbe contraddire la "selezione naturale" di Darwin. The African coelacanth genome provides insights into tetrapod evolution : Nature. As the species with a sequenced genome closest to our most recent aquatic ancestor, the coelacanth provides a unique opportunity to identify genomic changes that were associated with the successful adaptation of vertebrates to the land environment. Over the 400 Myr that vertebrates have lived on land, some genes that are unnecessary for existence in their new environment have been eliminated.

To understand this aspect of the water-to-land transition, we surveyed the Latimeria genome annotations to identify genes that were present in the last common ancestor of all bony fish (including the coelacanth) but that are missing from tetrapod genomes. More than 50 such genes, including components of fibroblast growth factor (FGF) signalling, TGF-β and bone morphogenic protein (BMP) signalling, and WNT signalling pathways, as well as many transcription factor genes, were inferred to be lost based on the coelacanth data (Supplementary Data 7 and Supplementary Fig. 9).

Coelacanthiformes. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Fossili viventi[modifica | modifica sorgente] I celacanti, strettamente imparentati ai dipnoi o pesci polmonati, sono tra i più antichi vertebrati dotati di mascelle conosciuti: i loro resti si rinvengono fin dall'inizio del Devoniano (410 milioni di anni fa). Fino al 1938 si pensava che questi pesci si fossero estinti almeno 65 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo; con la scoperta di un esemplare di Latimeria chalumnae nel canale di Mozambico apparve chiaro che i celacanti sopravvissero all'estinzione, e sono da considerarsi veri e propri fossili viventi.

Nel 1999 una seconda specie, Latimeria menadoensis, fu rinvenuta nei pressi di Sulawesi in Indonesia. Caratteristiche biologiche[modifica | modifica sorgente] I celacanti possiedono pinne pettorali e anali carnose, supportate da ossa; la coda è dificerca (divisa in tre lobi) e il lobo mediano include una continuazione della notocorda. Evoluzione[modifica | modifica sorgente] Allenypterus montanus. Fossile vivente. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Limulo Visione dorsale e ventrale Il termine fossile vivente fu coniato da Darwin per indicare particolari specie di organismi, sia animali che vegetali, che presentano caratteristiche morfo-anatomiche e strutturali considerate "primitive" dal confronto con altri specie riconducibili al medesimo phylum.

Fossili viventi scoperti[modifica | modifica sorgente] Molti "fossili viventi" sono stati scoperti recentemente, perché prima erano ritenuti estinti o perché non se ne conosceva l'esistenza. Questi organismi, da alcuni detti anche "organismi relitti", appartengono a phyla diversi dei regni dei viventi: Organismi che sono gli unici rappresentanti viventi di gruppi estinti da tempo. Un esempio è quello del pesce Latimeria chalumnae (Osteoitti), pescato nel 1938, alle foci del Chalumna in Sudafrica. Organismi che mantengono caratteri primitivi del gruppo che si è invece altamente differenziato.

Organismi che rimangono immutati per un lungo intervallo di tempo. Il genoma immutabile (o quasi) del celacanto, fossile vivente. Questo pesce, rimasto pressoché identico ai suoi antenati di 300 milioni di anni fa e a lungo ritenuto estinto già nel Cretaceo, è uno dei parenti più prossimi dei vertebrati terrestri, ma a differenza di questi il suo patrimonio genetico muta con estrema lentezza grazie alla stabilità dell'ambiente in cui vive. L'analisi dei suoi geni permetterà di chiarire i passaggi fondamentali della colonizzazione della terraferma da parte degli animali marini (red) Un gruppo internazionale di ricercatori ha sequenziato il genoma del celacanto africano, un pesce dotato di quattro pinne lobate che ricordano rudimentali arti, che è rimasto quasi identico ai suoi antenati di 300 milioni di anni fa.

Il celacanto rappresenta quindi una testimonianza vivente delle specie ancestrali di pesci che hanno dato origine alle prime creature anfibie dotate di quattro zampe in grado di conciliare la vita acquatica con quella terrestre. in modo efficiente le sostanze volatili presenti nell'aria e non nell'acqua. ‘Living fossil’ genome unlocked. Laurent Ballesta/andromede Oceanologie The African coelacanth is a close relative of the first fishes to venture onto land.

The South African fisherman who pulled a prehistoric-looking blue creature out of his net in 1938 had unwittingly snagged one of the zoological finds of the century: a 1.5-metre-long coelacanth, a type of fish that had been thought to have become extinct 70 million years earlier. Since then, scientists have identified two species of coelacanth, one African and one Indonesian. With their fleshy, lobed fins — complete with bones and joints — and round, paddle-like tails, they look strikingly similar to the coelacanths that lived during the Cretaceous period, when dinosaurs still roamed Earth. Now, an international team of scientists has sequenced and analysed the genome of the African coelacanth, Latimeria chalumnae; the findings are reported on page 311. But the rate of change has been remarkably slow. Coelacanths are unexceptional products of evolution. Oh god yes yes. Oliver Knevitt has compiled his Top 5 Most Irritating Terms In Evolution Reporting.

Read it, science journalists! They are: “Survival of the fittest.” Up yours, Herbert Spencer! “Living fossil.” I’d add “Darwinism”. “Darwinian” is also problematic. Let’s also add the usual yellow journalistic trait of turning everything into a “revolution” or a complete disproof of all that has gone before. Sequenziato il genoma del celacanto. Sequenziato il genoma del celacanto. UNIVPM - Comunicato stampa: Sequenziato Il genoma del celacanto: una scoperta epocale per lo studio dei vertebrati. Per chi si occupa di sapere come i geni dei vertebrati si siano evoluti, poter analizzare un esemplare di celacanto è stato fino a oggi un obiettivo che sembrava irrealizzabile. Il celacanto è infatti un pesce rarissimo, piuttosto grosso (può essere lungo più di un metro) che vive alla profondità di oltre 100 metri e che possiede caratteristiche pinne carnose simili a zampe.

Si pensava fosse estinto finché fu scoperto casualmente nelle Isole Comoro in Africa nel 1938 e gli fu dato il nome di Latimeria chalumnae in onore di Marjorie Courtenay-Latimer curatrice del piccolo museo di storia naturale a East London in Sud Africa che lo scoprì fra le molte specie che le venivano portate dai pescatori locali. Oggi, un team internazionale di ricercatori è riuscito a ottenere l’intero genoma di questa specie le cui origini e storia sono tanto misteriose quanto affascinanti. Celacantide: molto più che un semplice "fossile vivente". Uno studio pubblicato su Current Biology il 5 Giugno 2012. Ricordo che pensare al Celacantide (che attualmente viene chiamato Celacanto) come "fossile vivente" mi impressionava molto, da bambino.

Sognavo di incontrarlo in mare e di potergli chiedere come si viveva milioni di anni fa... Oggi riscopro questo splendido pesce grazie a un comunicato stampa (400 million years old, but still capable of adapting) dell'università tedesca di Bochum riferito alla pubblicazione di uno studio internazionale su Current Biology: Population divergence in East African coelacanths. Una specie di Celacanto, Latimeria chalumnae, vive nelle vicinanze delle isole Comore, al largo della costa dell'Africa orientale: dal Kenya al Sud Africa.

La seconda specie dimora nelle acque al largo di Sulawesi, in Indonesia. Il Celacanto viene definito "fossile vivente" a causa della sua morfologia quasi del tutto invariata dal Devoniano: 410 milioni di anni fa. Fu Marjorie Courtenay-Latimer a scoprire il primo esemplare vivo, nel 1938, quando si riteneva che fosse già estinto. Redirection page. Current Biology - Population divergence in East African coelacanths. Open Archive Summary The coelacanth, Latimeria chalumnae, occurs at the Eastern coast of Africa from South Africa up to Kenya. It is often referred to as a living fossil mainly because of its nearly unchanged morphology since the Middle Devonian. As it is a close relative to the last common ancestor of fish and tetrapods, molecular studies mostly focussed on their phylogenetic relationships. Main Text Latimeria chalumnae is of prime interest for evolutionary biology, but is a rare and endangered species and efforts for its conservation are underway [1].

Figure 1. Coelacanth population genetics. (A) Genetic clustering analysis for K = 2 to K = 5. Notwithstanding this clear population differentiation, overall microsatellite allelic diversity was low (median 5 alleles/locus). Mitochondrial D-loop sequences from 62 individuals 2 and 3, including 13 new specimens from Tanzania, were analyzed. Haplotype frequencies varied substantially. Il Celacanto fa esplodere le contraddizioni del darwinismo. I «fossili viventi» non sono una prova, ma certo un indizio contro l’evoluzionismo, Francesco Lamendola. I «fossili viventi» non sono una prova, ma certo un indizio contro l’evoluzionismo di Francesco Lamendola - 27/04/2012 Fonte: Arianna Editrice [scheda fonte] Strano destino, quello dei “fossili viventi”, ossia quelle specie animali e vegetali che, in base alla teoria del’evoluzione, non dovrebbero esistere, visto che la loro stessa esistenza, antica talvolta centinaia di milioni di anni, sembra sfidare le leggi della selezione naturale.

È stato lo stesso Darwin a chiamarli così, secondo un malvezzo caratteristico di certa scienza moderna: quello, cioè, per cui dare un nome a ciò che non si sa spiegare, sembra costituire già, se non proprio una spiegazione, quantomeno un modo di disinnescarne la carica eversiva, facendolo rientrare in una sorta di normalità. Oppure bisogna ipotizzare che siano sopravvissute alcune “isole ecologiche” relativamente omogenee, caratterizzate dalla conservazione di tutte, o quasi tutte, le specie appartenenti alla stessa catena alimentare? I FOSSILI VIVENTI E LA SELEZIONE. Giuseppe Spadaro giuseppespadaro20@libero.it Com’è noto, secondo la stragrande maggioranza dei biologi, l’evoluzione è un processo dovuto al meccanismo neodarwiniano mutazioni – ricombinazione – selezione naturale. Osserviamo che. a) Che esistano la ricombinazione e le mutazioni è un dato di fatto; b) che gli effetti della ricombinazione e delle mutazioni, espressi nel fenotipo e risultanti casualmente adattativi, vengano accumulati di generazione in generazione, è anche questo un dato di fatto. c) Ma si deve anche “onestamente” riconoscere l’esistenza di due grossi problemi decisamente inquietanti: quello della stabilità (o stasi) delle specie tra i fossili della colonna stratigrafica e quello dei cosiddetti “fossili viventi”.

Qualcuno ha cercato di ovviare all’inconveniente ricorrendo ai concetti di “selezione direzionale” e di “selezione stabilizzatrice”. Fossili viventi (Da George Gaylord Simpson, Il significato dell’evoluzione) Lo scoglio dei fossili viventi Bibliografia e note 1. 2. 3. Risposta 2.