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Il gip: "C'è la prova, processate Berlusconi" Giudizio immediato, prima udienza il 6 aprile. Il giudice Cristina Di Censo attribuisce al Tribunale di Milano la competenza territoriale per il procedimento a carico del premier, accusato di concussione e prostituzione minorile dalla procura milanese. Sarà giudicato da tre magistrati donna. Le motivazioni: "Fatti a carico del premier dimostrati dalle cose". "Il premier ha abusato della sua qualità e non della funzione di presidente del Consiglio" MILANO - Lette le carte del caso Ruby, il giudice per le indagini preliminari non ha dubbi: Silvio Berlusconi deve essere processato con rito immediato per i reati di concussione e prostituzione minorile. Per il giudice Cristina Di Censo è provata la fondatezza dell'accusa ("fatti storici dimostrati"), mentre sulla responsabilità di Berlusconi deciderà il tribunale.

Inoltre il tribunale è "competente". Nel suo provvedimento, di circa 30 pagine, il gip precisa di non riferirsi alla "prova della responsabilità", ma alla "fondatezza" dell'accusa. Davos, processo all'Italia "Marginale e in declino. Esplicito il timore che il Paese possa diventare la palla al piede dell'Eurozona: "Paralizzata da Berlusconi" dall'inviato FEDERICO RAMPINI DAVOS - Gli altri leader europei vengono qui per "dare la linea" al World Economic Forum.

In 48 ore si succedono a Davos Nicolas Sarkozy, David Cameron, Angela Merkel: espongono una visione dell'Europa, le loro ricette per la ripresa, le strategie verso l'America e i paesi emergenti. All'Italia tocca un ruolo diverso a Davos: quello dell'imputata. Il campionario di dirigenti mondiali che si riunisce in questo summit - statisti, grandi imprenditori, opinion leader - riserva al nostro paese una sessione a porte chiuse. Intitolata "Italia, un caso speciale". La riunione viene presentata così dagli organizzatori nel documento introduttivo: "Malgrado la sua storia, il suo patrimonio culturale, la forza di alcuni settori della sua economia, il paese ha difficoltà di governance e un'influenza sproporzionatamente piccola sulla scena globale.

Appello del Papa ai giovani in rete "Fare buon uso dei social network. Il messaggio di Benedetto XVI: "Non crearsi falsi profili e a non rifugiarsi in mondi paralleli. Ma questi spazi virtuali possono essere il segno di una autentica ricerca di incontro con l'altro se se ne evitano i pericoli" CITTA' DEL VATICANO - Le nuove tecnologie e in particolare i social network, sempre più popolari fra i giovani, offrono nuove opportunità di "condivisione", quindi di "dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive". Occorre però evitarne i pericoli, come "il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l'eccessiva esposizione al mondo virtuale": ad occuparsi di internet è Benedetto XVI, nel suo messaggio per la 45esima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, sul tema "Verità, annuncio e autenticità di vita nell'era digitale", dando ai ragazzi precisi consigli su come comportarsi in rete e assicurando che c'è uno stile cristiano con cui stare sul web.

Sì ai social network, no a mondi paralleli. Non annacquare il Vangelo per renderlo popolare. Censis: le oligarchie affossano l'innovazione Italia in ritardo, ma ricca di cervelli - Scienza & Tecnologia. De Rita: "Nulla si muove senza il controllo della politica"di GAIA GIULIANI ROMA - L'oligarchia non fa bene alla comunicazione, almeno in Italia. Secondo una ricerca del Censis, il ritardo del nostro paese nei riguardi delle reti telematiche - per cui intendiamo le tecnologie che permettono il cammino delle informazioni sia dal punto di vista infrastrutturale come le reti telefoniche, che contenutistico, ovvero internet e i media - invece di diminuire cercando di allinearsi agli standard europei, è in fase di accelerazione.

In breve: l'oligarchia degli oligopoli in Italia, ed è bene sottolineare il contesto nazionale, tende a schiacciare il soggetto che ne è al di fuori. Spiega Giuseppe De Rita, presidente del Censis, "Manca un tessuto connettivo, un software di connessione, tra queste due realtà che così rimangono isolate danneggiando soprattutto il cammino dell'innovazione. Google Wave finisce nel cestino. Il servizio del motore di ricerca che doveva rivoluzionare le mail sarà soppresso. La lista dei flop di Mountain View si allunga, in attesa del nuovo social network di MAURO MUNAFO' Doveva rivoluzionare la comunicazione online ed è invece finito nel cestino come una qualunque mail indesiderata. Il progetto Google Wave, lanciato dal motore di ricerca nel maggio del 2009, non verrà più sviluppato. I pochi estimatori del servizio dovranno accontentarsi di utilizzarlo fino a tutto il 2010.

Il perché di una disfatta. Purtroppo una volta riusciti ad entrare sul Wave molti utenti sono rimasti spiazzati dal programma che prometteva di fare troppe cose senza sostituire però strumenti ormai tradizionali come la mail, la chat o i social network. L'ultimo tentativo di salvare il prodotto è stato fatto a maggio, quando la necessità di ricevere un invito per entrare su Wave è stata eliminata. Gli altri flop. Il futuro. I vescovi: «Italia senza classe dirigente» Intercettazioni, il Pdl in aula chiede il ritiro Il partito del premier: "Subito il processo breve. Di LIANA MILELLA ROMA - In aula alla Camera fanno il funerale alle intercettazioni, ma vogliono far risorgere il processo breve. Con l'unico obiettivo di salvare Berlusconi dalle tre inchieste milanesi (Mills, Mediaset, Mediatrade) oggi congelate grazie al legittimo impedimento, che però in autunno potrebbe essere azzoppato, se non addirittura cancellato, dalla Consulta.

Due mosse in contemporanea. La prima, in ordine di tempo, riguarda il processo breve, perché alle 8 e 45, in commissione Giustizia, il capogruppo Pdl Enrico Costa, un fedelissimo di Niccolò Ghedini, chiede che quel ddl votato al Senato il 21 gennaio e poi "dimenticato", torni in auge. Alla presidente, la finiana Giulia Bongiorno, chiede di fissare il termine per gli emendamenti. Protesta la pd Donatella Ferranti, ma la mossa di Costa, direttamente pilotata dal Cavaliere, significa molto. Le intercettazioni non servono più a niente. Il codice della superbia. Di FRANCESCO MERLO Reagiva come se se fosse stata la collega dell'Unità e non la Banca d'Italia a promuovere quel commissariamento del suo Istituto di credito che è stato firmato dal ministro Tremonti.

Rivolgeva a un altro collega le insolenze che avrebbe voluto rivolgere ai magistrati che lo hanno interrogato per nove ore. Era come se sui suoi presunti illeciti stesse indagando Rainews 24 e non tre Procure della Repubblica. Ebbene, anche se fosse innocente, Denis Verdini non è degno di ricoprire una carica pubblica. Mai infatti si era vista una conferenza stampa più losca di quella messa in scena ieri. Neppure un imam di una repubblica islamica insulta, minaccia irride e offende i giornalisti come ha fatto lui. Ecco il punto: Verdini fa esattamente quello che ti aspetti da un colpevole. Invece Verdini pareva in gabbia. I sette Templari del web "Così difenderemo la rete.

Sono esperti internazionali di informatica e sicurezza cui è stato affidato il compito di riavviare il Web in caso di attacchi terroristici. Ognuno ha un frammento della chiave segreta, almeno in cinque dovranno arrivare negli States per farla funzionare di GIULIA BELARDELLI LA loro missione sarà "proteggere Internet in caso di attacchi terroristici o calamità mondiali". Sono un manipolo di sette uomini sparsi per il globo, dalla Cina al Canada, cui recentemente è stato affidato il ruolo di Templari della Rete. Se la peggiore delle ipotesi - un hackeraggio totale di internet - dovesse verificarsi, almeno in cinque dovranno riuscire a raggiungere gli Stati Uniti per ricomporre il "codice segreto" con cui far ripartire la Root Zone, il cuore del sistema DNS (Domain Name System) che collega ogni terminale a un indirizzo IP.

Minacce alla sicurezza. Il protocollo DNSSEC. Una questione di chiavi. I Templari: chi sono. Il portavoce dei sette. Post-voto, i politici abbandonano Facebook e Twitter - Italia - Album di Gamines. 05. Foucault, oltre Foucault. Società odierna e comunicazione: FOUCAULT IMPIGLIATO NELLA RAGNA. Meccanismi di potere, controllo, selezione, organizzazione e distribuzione della produzione di discorso si verificano in ogni realtà individuale e comunitaria, persino in un’utopica società guidata da anarchici e ribelli; attraverso procedure di esclusione: tabù rituali, diritto di parlare o meno di qualcosa, esclusività di esporre un argomento.

Sono questi i tipi d’interdetto che rendono il discorso non accessibile a chiunque ed ovunque; questo perché il discorso non è solo manifestazione di un desiderio ma esso rappresenta un potere che non tutti, dice Foucault, possono esercitare. L’autore de “L’ordine del discorso” cita, per esempio, la Grecia del VI secolo dove il discorso si riteneva fosse vero, e quindi soddisfaceva la volontà di verità degli uomini, se veniva pronunciato dall’autorità legittimata in una determinata ritualizzazione canonica. L'Espresso - Stato-mafia, caccia alle prove. Perquisizioni in appartamenti ed edifici che fanno riferimento a Massimo Ciancimino. Il provvedimento è stato firmato dai pm della Procura di Caltanissetta ed è stato disposto nell'ambito dell'inchiesta sulla strage in cui è morto il giudice Paolo Borsellino nel luglio del 1992.

Il figlio di "don Vito" (che fu sindaco mafioso di Palermo negli anni Settanta ed è morto nel 2002) ha fatto in passato dichiarazioni ai magistrati di Palermo e Caltanissetta che facevano riferimento al coinvolgimento di appartenenti ai servizi segreti che avrebbero avuto un ruolo nella trattativa che vi sarebbe stata fra lo Stato e la mafia. Ciancimino junior secondo i pm avrebbe però reso «dichiarazioni non sempre coerenti», in particolare su un agente dei servizi che ha chiamato con il nome di Carlo-Franco.

Adesso i pm sono alla ricerca di questi atti, visto che per i magistrati il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo ha consegnato fino ad ora una «documentazione centellinata». GIÙ LE MANI DA “DRIVE IN” (E DAGLI ANNI 80) – ANTONIO RICCI SI T. 1 - COMPAGNI, \"DRIVE IN\" NON SI TOCCA..Lettera del Gabibbo a \"Il Riformista\" Cari compagnucci, vi scrivo io, il Gabibbo, a proposito dell\'articolo stalinista \"È tutta colpa di Drive in\" di Luca Mastrantonio, perché mi pare giusto che il discorso continui a svolgersi al livello di Fantocci. Sostenere \"È tutta colpa di Drive in\" è come dire che se c\'è la camorra la colpa è di Saviano. In realtà Drive in è stata la trasmissione \"libera e libertaria\" che ha saputo raccontare in maniera critica l\'Italia degli anni 80 meglio di qualunque saggio o di qualunque analista, anche del \"Mulino\". antoNIO RICCI Drive in non è stata l\'apoteosi dell\'individualismo, ma il trionfo del collettivo, una vera trasmissione comunista, nazional popolare in senso gramsciano.

Giulio Einaudi non avrebbe mai pubblicato un saggio fast-food, non privo di una certa carineria frou-frou, ma facilmente smentibile da qualunque analisi più seria e approfondita. Gabibbo 2 eva henger gabibbo1 berlusca vespa.