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Raccolta link "Sorelle d'Italia" III C

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Contessa di Castiglione. La Contessa di Castiglione è una delle protagoniste più discusse del Risorgimento italiano, un’eroina da Spy Story più che da manuale di liceo, raccontata da Alessandro Perissinotto. Soprannominata “Nicchia” da Massimo d’Azeglio, “la statua di carne” dalla principessa di Metternich, “la divina Castiglione" e "l`amica dei re" dagli ammiratori e “vulva d’oro” dalle malelingue parigine, la Contessa di Castiglione fu non solo la più bella, intrigante e chiacchierata tra le donne del Risorgimento, ma anche una protagonista chiave dell’unità d’Italia. Nella capitale francese continuò a lavorare come spia tessendo una fitta trama di amicizie influenti finché, sostituita da un’altra contessa nelle grazie di Napoleone, fu espulsa dalla Francia e quindi riammessa tre anni più tardi. Ma il suo astro, strettamente legato alla bellezza, era ineluttabilmente destinato a tramontare col passare del tempo. Tags Condividi questo articolo. La contessa di Castiglione.

Imprese eroiche e grandi battaglie. Ma non solo. Il Risorgimento italiano passa anche per i saloni da ballo e persino per le camere da letto. Una diplomazia “parallela” incarnata da una donna bellissima: Virginia Oldoini, cugina di Cavour. Tutti la conoscono come la Contessa di Castiglione. Il professor Gilles Pecout ripercorre la vita della Contessa di Castiglione tra il 1854, anno in cui entra nell’aristocrazia piemontese sposando il conte Francesco Verasis di Castiglione, e il 1899 quando, ormai fuori dai giochi di potere, muore a Parigi.

Nel mezzo, dal 1856, la sua relazione con Napoleone III di Francia. Cavour sa bene che l’imperatore francese è uno dei personaggi chiave per il Risorgimento italiano e incarica proprio lei di una missione diplomatica delicatissima a Parigi. La Contessa la porterà a termine con successo, perché Napoleone III non riesce a resistere al fascino di quella donna affascinante quanto originale e stravagante. Tags Condividi questo articolo. Sorelle d'Italia: donne protagoniste del Risorgimento. Per tradizione, la storia del Risorgimento è sempre stata declinata al maschile. Ma il ruolo delle donne durante quegli anni delicati ebbe una notevole importanza. Il 25 agosto del 1848 sul giornale politico-letterario bolognese «La Dieta italiana» si poté leggere: «Il dì 8 di agosto [giorno della ribellione di Bologna agli austriaci] segnerà per l’Italia un’epoca feconda di magnanimi esempi e di gloria.

L’austriaco [...] calcava insolente le vostre belle contrade; ma un grido di vendetta sorto nella vostra città volse nei passi della fuga le orde vincitrici. Erano le donne toscane a parlare. Proprio la categoria delle “compagne” e delle “mogli” offre una importante galleria di volti di donne animate da coraggio, profonde idealità e sentimenti sinceri verso i “compagni combattenti”. Donne che si distinguono al fianco degli uomini che accompagnano. La galleria delle “donne del Risorgimento” offre anche immagini di donne combattenti. Numerose furono dunque le donne d’azione. A proposito delle donne nel Risorgimento* - Archivio di Stato di Piacenza. Home > Il Risorgimento > Le gallerie fotografiche > A proposito delle donne nel Risorgimento *Testo tratto dall'introduzione di Gian Paolo Bulla alla conferenza di Nadia Dalpiaz tenutasi a Piacenza il 21 gennaio 2011 dal titolo: Donne del Risorgimento tra guerra e salotti, inserito nel ciclo di incontri sul Risorgimento italiano organizzati dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Vi sono nelle varie vicende che sconvolsero gli Stati italiani nella prima metà dell’Ottocento fermenti patriottici e libertari che coinvolsero anche delle donne, in specie appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia che lasciarono una certa testimonianza di sé. Si va dalla repubblica napoletana della fine del Settecento (Eleonora Pimentel Fonseca) alle esponenti dei salotti milanesi come Clara Maffei e Giulia Beccaria, genovesi o fiorentini. C’è un aspetto diverso, tramandato dall’iconografia, che lega la figura femminile in età giovanile alla rappresentazione stessa dell’Italia o di parti di essa.

Peppa “a cannunera” | Milocca - Milena Libera. 12 aprile 2011 di teladiragno Nativa di Barcellona Pozzo di Gotto (Me) 1841-1900; ignota col suo vero nome –Giuseppa Calcagno– fu famosissima col nomignolo popolare di Peppa a cannunera. A Catania, sua patria d’elezione faceva la postina ai tempi dei Borboni; si guadagno’ il soprannome e la medaglia di bronzo al valor militare con un atto di impavido coraggio. Nell’estate del 1860 durante un’insurrezione antiborbonica, Peppa riuscì a sottrarre un cannone al nemico e issatolo sopra un carro attese la carica avversaria. Al momento opportuno diede fuoco alle polveri decimando le file dei soldati borbonici che impauriti si diedero ad una fuga disordinata. Per raccontare le gesta di Peppa si riporta un articolo uscito su La Sicilia nel maggio 2010, a firma Antonino Blandini.

Giorno 24 entrarono a Mascalucia, dove l’avv. Allorché il 29 arrivò la notizia che Garibaldi era a Palermo, dopo una drammatica riunione fu deciso di rompere gli indugi. Mi piace: Mi piace Caricamento... Catania risorgimentale. Chi ricorda Peppa 'a cannunera? - Siciliamediaweb. Di Michele MilazzoEra nata a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, e il suo vero nome era quello di Giuseppa Bolognani.

Però, per i catanesi, essa fu e rimarrà sempre «Peppa, ‘a cannunera», ma anche "Peppa Sparacannuni", una delle più care figure dell'insurrezione del 31 maggio 1860 contro gli ultimi sostegni della crollante tirannide borbonica. I cultori delle patrie memorie non ignorano quanto avvenne in Catania in quella storica giornata, in cui le squadre catanesi, pur essendo male armate, tennero coraggiosamente testa, per ben sette ore, a oltre duemila borbonici. Fu appunto in quella giornata che il valore di Giuseppa Bolognani rifulse in due episodi, tuttora vivi nella memoria dei catanesi.

Ferveva il combattimento ai Quattro Canti contro le soldatesche borboniche; dietro una barricata fornita di due pezzi di artiglieria da campagna. Rose Montmasson | enciclopedia delle donne. E poi l’omu eloquenti e virtuusu Crispi, cu l’eroina Rusulia Che lu so dignu spusu assicunnava Pri quanto la Sicilia scatenava Fu da questo verso di una poesia popolare di Carmelo Piola che Rose Montmasson divenne per tutti Rosalia; con questo nome è passata alla storia, divenendo quasi cittadina di quella Sicilia che aveva contribuito a liberare. Nasce in Savoia – parte del regno di Sardegna – il 12 gennaio 1823 in una famiglia di coltivatori, forse piccoli proprietari terrieri.

Frequenta le scuole elementari e intorno ai 15 anni aiuta la famiglia nel lavoro dei campi. Forse a seguito della morte della madre decide di lasciare il piccolo borgo natio ed emigrare. Non sappiamo esattamente le tappe del suo itinerario. A Malta comincia per Rose una nuova vita. L’attività sovversiva di Crispi è attentamente seguita non solo dalle spie borboniche, ma anche dall’autorità inglese che governa sull’isola. L’anno fatidico è il 1860.

Dimenticata dai più, morirà a Roma il 10 novembre 1904. Donne e conoscenza storica. LE GIARDINIERE LA FIGURA DELLA GIARDINIERA Giardiniere: con questo termine venivano chiamate tutte le donne che, appartenenti alla Carboneria, invece che radunarsi alle "vendite" si incontravano nei loro giardini. Ogni raggruppamento, giardino formale o aiuola, era composto da nove donne e, per entrare a farvi parte, queste dovevano superare un lungo periodo d’indagine: · Apprendista: il motto era Costanza e Perseveranza, e in esso venivano illustrati i programmi operativi in atto · Maestra Giardiniera: vi si arrivava dopo un lungo periodo di tirocinio, il motto era Onore e Virtù; era un livello piuttosto impegnativo e le donne erano autorizzate a portare un pugnale tra calza e giarrettiera. Segno di riconoscimento era disegnare con la mano un semicerchio, toccandosi la spalla sinistra, poi quella destra e alla fine battere tre colpi sul cuore.

Link sulle grandi donne - Elena. Raccolta Ramona. 9Colonne | LE SICILIANE CHE PERMISERO LâIMPRESA DEI MILLE. In Sicilia il mito di “Peppa 'a cannunera” nasce il 31 maggio 1860, la Sicilia in fiamme mentre le camicie rosse di Garibaldi avanzano verso Palermo. A Catania neanche mille uomini guidati da Giuseppe Paulet - in redingote, cilindro e guanti bianchi - sfidano duemila soldati borbonici, saldi dietro le barricate. Ma è ormai la fine del regno borbonico, i tricolori spuntano a decine dai balconi, anche il popolo scende nelle strade a sostenere la resistenza. Tra di loro c’è una postina, Giuseppa Bolognani, nata 34 anni prima a Barcellona Pozzo di Gotto, il viso butterato dal vaiolo.

Si ritrova al centro di un gruppo di insorti che conquista un cannone e lei mette in atto un piano ardito: lo fa piazzare nell'atrio di un palazzo, alle spalle dei borbonici. . ( Marina Greco ) (© 9Colonne - citare la fonte) Rosalia Montmasson, una donna fra i Mille. Storia poco conosciuta ma assai appassionante è quella di Rose Montmasson, meglio nota come Rosalia, unica donna fra i Mille garibaldini sbarcati a Marsala l’11 maggio del 1860. Nata nel 1823 a Saint-Jorioz, in Savoia, da una famiglia di origini assai umili, nel 1849 Rosalia conosce Francesco Crispi, allora giovane rivoluzionario rifugiato in Piemonte dopo la fallimentare insurrezione siciliana del 1848.

La nascita dell’amore per il futuro Presidente del Consiglio dell’Italia unita, convince la giovane donna a lasciare il lavoro di lavandaia e stiratrice per seguirlo a Malta, dove i due convolano a nozze a metà degli anni Cinquanta. Rosalia segue fedelmente le avventure politiche del marito a Parigi prima e a Londra poi, finché, alla vigilia della spedizione, decide di viaggiare coi Mille. La leggenda parla di un furioso litigio con Crispi, contrario alla partecipazione della moglie all’avventura garibaldina. The following two tabs change content below. Biografia di Anita Garibaldi.

Anita Garibaldi (il cui vero nome completo è Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva) nasce il 30 agosto 1821 a Morrinhos, nello Stato brasiliano di Santa Catarina. Il padre è il mandriano Bento Ribeiro da Silva, la madre è Maria Antonia de Jesus Antunes. I genitori hanno dieci figli e Ana Maria è la terzogenita. Riceve un'istruzione elementare, è molto acuta e intelligente. Il padre Bento muore presto così come tre dei suoi fratelli, per cui la madre Maria Antonia deve occuparsi della famiglia molto numerosa, che è precipitata in una situazione di estrema indigenza, da sola.

Le figlie maggiori si sposano in giovane età. Ana sposa Manuel Giuseppe Duarte alla giovane età di quattordici anni nella città brasiliana di Laguna. Nel momento in cui giunge in Brasile, lo Stato di Santa Catarina vuole rendersi indipendente dal governo centrale brasiliano guidato dall'imperatore Pedro I. Dopo quattro giorni passati nel bosco, viene ritrovata insieme al figlio da Garibaldi e i suoi uomini. Anita, moglie di Garibaldi, uccisa per strangolamento. Varese (21100 VA), Lombardia | m.s.l.m.: 382 | Collina interna | km²: 54,93 | Ab.: 81.788 Una mostra sulle donne del Risorgimento aprirà i battenti all'osteria Cose di Altri Tempi, a Bizzozero.

E spunta il giallo della morte dell'eroina dei due mondi Anche le donne sfilarono per unificare l'Italia. L'epopea delle eroine del Risorgimento verrà celebrata all'osteria Cose di Altri Tempi di Graziano Ballinari, ex circolo di Bizzozero. "Troppo spesso si parla solo degli uomini che hanno fatto l'Italia – dice Ballinari – ma ci si dimentica che dietro ad ogni grande uomo c'è sempre una donna".

A partire da novembre, il locale si riempirà dei ritratti delle eroine italiane. "Sarà una mostra progressiva. Una vicenda particolare è quella di Anita Garibaldi, moglie dell'eroe dei due mondi, morta in circostanze sospette nel 1849, quando il marito scappava, inseguito dalle truppe austriache e dai papalini. Ma adesso emerge un autentico giallo sulla questione. Le donne del Risorgimento che hanno fatto l’Italia | infosannio. Quando si dice Risorgimento si pensa a Giuseppe Mazzini, Camillo Benso conte di Cavour, Giuseppe Garibaldi, Massimo D’Azeglio, Carlo Pisacane, Vittorio Emanuele II. Se si nominano i carbonari la mente va subito ai valori patriottici e liberali dell’associazione segreta che ai primi dell’Ottocento gettò le basi per l’unità d’Italia (vai alla gallery sulle donne del Risorgimento).

Sono questi i padri della patria, le cui prodezze sono descritte in tutti i libri di storia e che il 17 marzo il Paese ricorderà a suon di inni e fanfare. Ma le madri della patria? Se oggi si parla delle giardiniere, in quanti pensano alle eroine che lottarono al fianco dei garibaldini? Le protagoniste invisibili dell’unità Le giardiniere e i loro salotti carbonari Donne in genere appartenenti alla nobiltà o all’alta borghesia, attive nel preparare il diffondersi dell’insurrezione e per questo spesso sottoposte a duri interrogatori, schedate e spiate. Tonina Masanello, la guerriera di Garibaldi Mi piace: Donne e Risorgimento | Peppa 'a Cannunera. Se si hanno frammentate e contraddittorie notizie sulle donne che hanno partecipato alla lotta risorgimentale, partendo da condizioni sociali e intellettuali di un certo rilievo, tanto più difficile è ricostruire le figure di donne proletarie, il cui ricordo è affidato soprattutto alla memoria orale per gli atti di impegno e vero e proprio eroismo di cui si sono fatte soggetto.

Molto silenzio oscura soprattutto le donne meridionali che invece, ancor più delle sorelle del Nord, videro nelle battaglie risorgimentali l’occasione per un protagonismo e una possibilità di uscire dalla subordinazione economica, sociale e di genere a cui erano condannate da secoli. Un personaggio di particolare rilievo, pur dentro la nebbia di informazioni mal certe, è Peppa ‘a cannunera. Per raccontare le gesta di Peppa mi avvalgo di un articolo uscito su La Sicilia nel maggio 2010, a firma Antonino Blandini, che riporta i fatti in concordanza con quanto ho appurato attraverso ricerche personali:

Contessa di Castiglione. La contessa Clara Maffei di Clusone che chiacchierava con Verdi&Co. - Bergamo Post. [Foto di copertina: dettaglio del Ritratto di Clara Maffei di Francesco Hayez] «Io appartengo a me medesima e solo io voglio essere giudice del mio operare. E vinsi almeno la schiavitù delle cose convenzionali. É a duro prezzo ch’io acquistai tale libertà; pure è qualche cosa anch’essa quando non si vuole usarla che per bene». Parola di una contessa che non aveva paura del suo secolo. Ma soprattutto non aveva paura di essere una donna, nel suo secolo. Certo, la signora Elena Chiara Maria Antonia Carrara Spinelli, meglio conosciuta come la contessa Clara Maffei, sapeva bene quale fosse il ruolo femminile nella società ottocentesca.

Sapeva che le mura domestiche erano l’unico spazio all’interno del quale una donna si potesse realizzare. Chi è Clara Maffei. Il salotto e la sua evoluzione. La contessa amava ascoltare le voci e le parole che le riempivano. L’importanza della Valle Seriana. Anita Garibaldi, dieci anni d’amore e di guerra – Lib(e)roLibro. Raccolta Giuseppe Calabrò.

Raccolta Giuseppe Calabrò 2. Raccolta Cristina M.