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Cultura culinaria

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Tapa. Gli 8 cibi più nauseanti del mondo. Uova marce.

Gli 8 cibi più nauseanti del mondo

Larve di insetti. Semi passati per il tratto digestivo di un gatto. Gli italiani sono fighi, intelligenti e aperti quanto volete, ma in vacanza all’estero la metà non rinuncia alla cucina italiana, a costo di assumere ignobili patacche. Poi ci sono gli altri, appartenenti a un sottogenere di gastrofighettismo da esploratori estremi, disposti a ingoiare qualunque cosa pur di spuntare una nuova casella nella lista del cibo più stravagante del pianeta. Che in fatto di eccentricità a prova di nausea ha davvero molto da offrire. Probabilmente il punto più basso è il balut, 50 centesimi al pezzo.

Il balut è un piatto filippino che consiste in un uovo d’anatra fecondato. Quando il becco e le piume sono visibili, con il tuorlo ancora insanguinato, si fa bollire l’uovo con qualche spezia e poi si mangia. Spuntino altamente proteico oltre che afrodisiaco. Contrariamente a quel che un italiano penserebbe, il forte odore di ammoniaca è una garanzia, significa che la carna è ben stagionata. I 10 cibi più terrificanti del mondo. Il mondo si iscrive a Twitter, l’Italia a Facebook, ma il nostro socialcoso preferito rimane friendfeed.

I 10 cibi più terrificanti del mondo

Dove spesso si parla di cibo in modo irresistibile. Ne teniamo traccia con una nuova serie, non poteva che chiamarsi friendfood. Ecchessaramai ‘sto Natto. Mica farete gli schizzinosi voi che siete gente spartana e come ridere avete provato 1 | Pecorini infestati di larve che si nutrono dello stesso formaggio (Casu Marzu, Italia). 2 | Uova bollite prima di schiudersi con lo scheletro del pulcino dentro (Balut, Filippine). 3 | Teste di pecore bollite, mangiate osso a osso (Pacha, Iraq). 4 | Vino di riso dove fermentano topi immersi da vivi (Baby Mice Wine, Korea). 5 | Merluzzi impregnati di soda caustica.

Artèteca's kitchen - l'Artèteca ai fornelli. Scusate, ma proprio non ce la faccio, non resisto … per quanto davvero mi sforzi di tenere la politica e ciò che le ruota intorno fuori da questo blog, la notizia è troppo ghiotta … e non è un gioco di parole.

Artèteca's kitchen - l'Artèteca ai fornelli

Nella civilissima Thailandia, il primo ministro dovrà dimettersi – così dice la corte costituzionale – in quanto ha partecipato ad un programma tipo “la prova del cuoco”, percependo un rimborso spese e dato che la costituzione prevede che il primo ministro e gli altri membri del governo non svolgano attività retribuite durante il loro mandato … beh … se ne deve andare. Tutti i dettagli in cronaca: Ogni altro commento è superfluo, anche se io, il nostro attuale capo del governo, non l’ho mai visto preparare … che so … un risutìn … una cassoela; sicuramente sarebbe bravissimo. Vabbè, nell’attesa dell’articolo di Travaglio, vi allieto con una bancarella di specialità Thai, altro aspetto positivo, tra i tantissimi di questo splendido e civilissimo paese.

Mi piace: Mi piace Caricamento... Bagna càuda. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bagna càuda

Per tradizione è un piatto tipico del periodo della vendemmia, quindi da consumare prevalentemente in autunno ed in inverno: una delle leggende sulla sua nascita vuole proprio che venisse preparato per ricompensare i vendemmiatori del lavoro prestato. Pasta d'acciughe nel mortaio Un tempo si usavano solo cardi gobbi, tipici di Nizza Monferrato, i topinambur[1] ed i peperoni conservati nella raspa (ciò che rimaneva del procedimento di vinificazione del grappolo d'uva) .

Informazioni storiche[modifica | modifica wikitesto] La ricetta è tipica del basso Piemonte, in quanto nei secoli passati era assai facile procurarsi, in questa zona, l'ingrediente fondamentale, cioè l'acciuga salata, usata tuttora in molte ricette tipiche piemontesi, soprattutto tra gli antipasti (ad esempio le anciove al bagnèt verd o al bagnèt ross).

Molti sostengono che la vera ricetta della bagna càuda dovrebbe contemplare l'utilizzo dell'olio di noci e non dell'olio di oliva. Zeste. M io do (dò), tu dai, egli dà (scritto accentato), noi diamo, voi date, essi danno (anche dànno); imperf. io davo, tu davi ecc.; pass.rem. io dièdi o dètti, tu désti, egli diède o dètte (ant. diè), noi démmo, voi déste, essi dièdero o dèttero; fut. io darò, tu darai ecc.; congiunt.pres. io\i0 , tu{\i0 , egli dia}, noi diamo, voi diate, essi dìano; cong.imperf. io déssi, tu déssi, egli désse, noi déssimo, voi déste, essi déssero; imp. dai o dà o da’; ger. dando; part.pass. dato a aus. avere 2. porgere [+ a]: dammi (= a me) il cappello; dare la mano, in segno di saluto 3. somministrare (cibo, bevande) [+ a]: dare la pappa al bambino; dare una medicina 4. rendere, fruttare; produrre: a quelle altitudini la terra dà pochi frutti; è un’attività che dà molto guadagno 5. affidare [+ a]: le (= a lei) hanno dato un incarico troppo gravoso.

zeste

Hyperlink. Paroloni, ampollosità, altisonanze, (in)utili orpelli linguistic.