background preloader

Calabria

Facebook Twitter

Economia mafiosa. Sciolto il comune di Reggio. Ma il modello Scopelliti riguarda l’Italia - www.terrelibere.org. Il comune di Reggio Calabria è stato sciolto per mafia. Sembra la solita storia del Sud irrimediabilmente corrotto. Ma il modello proposto da Scopelliti per anni ha incantato la destra italiana, che lo ha proposto come il suo modello. Il sindaco di Reggio è approdato a Roma, ha accolto i leghisti, è volato in testa a tutti i sondaggi di gradimento. Prima del brusco risveglio, a base di conti in rosso e `ndrangheta dominante. È la prima volta che il governo scioglie il Consiglio comunale di una città capoluogo. Reggio fu quindi inserita in una lista di dieci grandi città metropolitane grazie a una trattativa politica di livello nazionale. Ma il modello Reggio non è stato solo questo.

Sarebbero arrivate poi la vittoria come presidente della Regione Calabria e il più grande dei trionfi. [Visualizzato 1445 volte] Roma, gli amici delle 'ndrine. Sono imprenditori, soprattutto. Ma anche politici, manager, avvocati, traffichini. Affaristi che hanno capito che con la ricca 'ndrangheta possono fare fortuna. In cambio, stanno consegnando le chiavi di Roma ai capi mafiosi di GIOVANNI TIZIAN e FABIO TONACCI Quei legami strettitra boss e "compari" A Roma, negli ultimi anni, c'è stata solo una condanna per associazione mafiosa. Pagare per sopravvivere: la Capitale del pizzo Non è un racket "ambientale" come quello di Palermo o Napoli. L'ALTRA INCHIESTA 4Roma a mano armataLa Capitale è sempre più violenta. Il contagio. «Non c'è alcun pezzo di società che possa dirsi impermeabile al contagio mafioso. Tutti sono esposti al virus criminale, sia in Calabria che fuori dalla Calabria.

Attenzione, questo non significa che tutta la società è contagiata, significa che è tutta esposta al rischio del contagio». Con un'esperienza maturata alla procura di Palermo, Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino sono i magistrati che hanno portato in Calabria i metodi investigativi messi a punto da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino contro Cosa Nostra. Con le loro indagini hanno rivelato la faccia torbida delle relazioni tra la 'ndrangheta e il Paese ufficiale: non soltanto imprenditori e politici, ma perfino ufficiali dei carabinieri, magistrati e collaboratori dei servizi segreti pronti al doppio gioco per favorire le latitanze dei boss e gli affari delle cosche.

Un gioco pericoloso, dal quale la 'ndrangheta è uscita spesso vincente, perché ha contagiato trasversalmente tutta la società. Tra San Siro e la Brianza, la `ndrangheta che ha colonizzato Milano - www.terrelibere.org. E` ormai finita la fase del riciclaggio. Oggi la `ndrangheta si sente padrona a Milano. Pianifica delitti da `Pulp Fiction` davanti allo stadio di San Siro, gestisce il maneggio dell`orrore per seppellire le sue vittime. Quando sei proiettili furono esplosi contro la vetrata di una concessionaria, il titolare andò a comprare adesivi natalizi e bombolette spray per coprire i fori.

Davanti allo stadio di San Siro la ‘ndrangheta pianificava delitti da “Pulp Fiction”. A Milano è in corso il processo basato sulle rivelazioni di Antonino Belnome, ex padrino pentito del locale di Giussano, arrestato per avere ucciso il superboss Carmelo Novella, capo scissionista della ‘ndrangheta lombarda. Il procuratore Giuseppe Pignatone dice che la ‘ndrangheta ha “colonizzato” il nord: “linguaggi, riti, doti, tipologia di reati tipici della terra d’origine sono stati trapiantati in Lombardia dove la ‘ndrangheta si è trasferita con il suo bagaglio di violenza”. A Bregnano c’è un maneggio dell’orrore.

'Ndrangheta, processo «Crimine»: 34 assoluzioni, oltre 90 condanne. Mafia now Italy's No.1 bank as crisis bites: report. A3, ‘ndrangheta e grandi imprese. Vittime o complici? - www.terrelibere.org. Come ogni estate, si ripresenta l`emergenza A3. Negli anni passati, in diversi incidenti mortali, sono state sterminate intere famiglie. L`Anas, tuttavia si dice orgogliosa dei risultati raggiunti. I lavori sono iniziati nel `97. Sette inchieste della magistratura hanno indagato il rapporto tra ‘ndrine e grandi imprese. Sono vittime di estorsione o hanno accettato la signoria territoriale dei clan? REGGIO CALABRIA – “Io gli ho detto: non è che sono venuto da voi per mille euro, che io gli piscio, ma per la scostumatezza che avete avuto, perché venite da fuori e avete fatto lavori a casa mia”.

La striscia d’asfalto che parte dalla Campania e termina all’estrema punta della penisola è la più celebre tra le incompiute italiane. I problemi legati al contesto si sono manifestati con sette indagini della magistratura (Tamburo, Arca, Autostrada, Topa e le tre inchieste chiamate Cosa Mia), che hanno delineato il complicato rapporto tra criminalità organizzata e grandi imprese. La 'ndrangheta al Café de Paris Sequestrato un pezzo della Dolce Vita - cronaca. REGGIO CALABRIA - Sequestrato il pezzo più pregiato della "Dolce Vita" di Roma, il "Café de Paris" di via Veneto, a pochi passi dall'ambasciata americana. Secondo i giudici dell'antimafia di Reggio Calabria, lo storico locale era finito nelle mani della cosca Alvaro dal 2005, quando venne venduto per 250 mila euro a un personaggio riconducibile alla 'ndrangheta. Il boss Vincenzo Alvaro, "mente operativa" della cosca nella capitale, risultava assunto in un altro dei locali sequestrati.

Il Café de Paris è infatti uno dei numerosi beni finiti nel mirino della magistratura che ha disposto il sequestro di beni (società, attività commerciali, abitazioni e auto di lusso) per 200 milioni di euro. La 'ndrangheta nella capitale. Grasso: "Illeciti al sud, investimenti al Nord". Sequestrati dieci locali. Traffico d'armi Reggio Calabria-Bologna. La cattura del latitante Saverio Trimboli. La cattura del latitante di 'ndrangheta Giovanni Tegano. Duro colpo alla 'ndrangheta, preso il boss Giovanni Tegano. . Preso anche il figlio del boss Giuseppe «U Tiradrittu» MorabitO Duro colpo alla 'ndrangheta, preso il boss Giovanni Tegano Latitante dal 1993, il 70enne era tra i trenta più ricercati d'Italia. Le congratulazioni di Maroni MELITO PORTO SALVO (Reggio Calabria) - Il boss della 'ndrangheta Giovanni Tegano, è stato arrestato lunedì sera dagli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria, era ricercato dal 1993.

Tegano deve scontare la pena dell'ergastolo per un omicidio ma è destinatario anche di numerosi provvedimenti restrittivi per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di armi ed altri reati. Il 13 luglio del 1995 erano state diramate le ricerche in campo internazionale. L'ARRESTO - Tegano, 70 anni, è ritenuto dagli investigatori un boss di «alto spessore della 'ndrangheta». PRESO ROCCO MORABITO - In precedenza le forze dell'ordine avevano arrestato anche Rocco Morabito, figlio del boss Giuseppe detto «U tiradrittu». Messina, 'ndrangheta all'Università: sentenza d'appello per il processo "Panta Rei" Il magistrato Gratteri invita a riflettere sulla ‘ndrangheta e sui problemi del Paese. Reggio Calabria, quattro arresti per gli attentati contro i magistrati.

I quattro sarebbero i responsabili degli atti intimidatori di cui nel 2010 furono vittime il procuratore generale della città calabrese ed il procuratore distrettuale antimafia di GIUSEPPE BALDESSARRO REGGIO CALABRIA - Si è chiuso il cerchio attorno agli esecutori degli attentati ai magistrati reggini dello scorso anno. Questa mattina sono stati eseguiti quattro arresti per le bombe alla Procura generale (del 3 gennaio 2010) contro il procuratore generale Salvatore Di Landro (del 26 agosto scorso) e per l'episodio del bazooka fatto ritrovare a poche centinaia di metri dalla Procura della Repubblica (il 5 ottobre).

Tre "azioni" ordinate dal boss Nino Lo Giudice e dal Fratello Luciano, dopo l'arresto di quest'ultimo, che riteneva di essere un intoccabile grazie alle sue "amicizie" influenti tra esponenti delle forze dell'ordine e istituzionali. Stato lui a far piazzare gli ordigni alla procura generale e al portone di casa di Salvatore Di Landro.