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Didattica digitale vs. didattica digitalizzata — Il digitale a scuola. Didattica digitale vs. didattica digitalizzata C’è un articolo sul web che sta facendo parlare di sé, a proposito di didattica e tecnologie. Il titolo originale è “Digital vs Digitized Learning”, che in italiano si potrebbe rendere come “apprendimento digitale e digitalizzato”. Qual è la differenza tra questi due approcci didattici? L’infografica a supporto risulta abbastanza chiara: Anche in questo caso, una traduzione adattata alla realtà italiana potrebbe essere la seguente: Come è già evidente da queste tabelle, la digitalizzazione è una semplice traslazione di un metodo di lavoro dall’analogico al digitale.

Sostituzione— cambia solo il supporto dei materiali, ma il metodo rimane identico: il libro di testo digitale al posto di quello cartaceo, la LIM usata come fosse una lavagna d’ardesia. Ampliamento — la tecnologia viene anche sfruttata come miglioramento funzionale: si usa dropbox invece che accumulare fogli, più o meno rilegati, in classe. Per saperne di più: Un'iniziativa AICA - SIe-L per la scuola. Il barometro e lo studente: una storia sul come pensare. Qui sotto vi racconto una storia. Poi vi racconto la storia della storia, e il senso di entrambe. Vedrete, sono illuminanti. La storia. A scriverla è Alexander Calandra, docente di fisica alla Washington University.

Calandra concorda con il collega di offrire allo studente un’altra possibilità: ha sei minuti per rispondere. “Ci sono molti modi per misurare l’altezza di un grattacielo con l’aiuto di un barometro”, risponde lo studente. A questo punto Calandra domanda allo studente se davvero non conosce la risposta canonica. La storia della storia. Torniamo a Calandra: qui il testo originale, in una delle edizioni successive alla prima (Reader’s Digest, 1958).Riedizione dopo riedizione, la storia si trasforma in leggenda metropolitana nel momento in cui lo studente viene identificato con Niels Bohr, premio Nobel per la fisica per la Teoria dei quanti.

Il senso della storia. Il senso della storia della storia. Una versione ridotta di questo articolo è uscita su internazionale.it . L' “arte esatta” di scoprire teoremi. Sul processo di invenzione matematica e i limiti dell’attuale didattica Non esiste nulla di più idealistico e poetico, nulla di più radicale, sovversivo e psichedelico della matematica.

Paul Lockhart, Contro l’ora di matematica Voti, note, registri, crediti, debiti: in tutto il mondo della formazione scolastica ed universitaria, coerentemente con i canoni dell’era della produttività e della competitività, imperversa ormai l’opinione comune che una rigida normazione dei metodi di studio e una didattica fondata sulla valutazione siano strumenti necessari come incentivo allo sviluppo intellettuale e culturale dello studente. Abitudine che va a braccetto con la messa al bando di ogni forma di svago, in quanto improduttivo. L’ imporsi di una didattica coercitiva, aiutata dalla compartimentazione stagna delle aree del sapere, ha contribuito a costruire metodi che sono quanto di più ostacolante alla creazione del sapere possa esistere. La matematica è (quasi) un opinione Leon Henkin Albert Einstein.

Damaging maths mindset holding pupils back. According to recent research, around 17 million adults in England are at the equivalent of primary level maths and it has been claimed that these poor maths skills could be costing the UK economy more than £20 billion a year. Furthermore, international league tables published last year by the Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD) ranked the UK 26th out of 65 countries for maths ability.

The study also suggested that schoolchildren in the UK are now the equivalent of three years behind peers in Shanghai and China. Tonight's documentary – Trouble with Numbers – explores some of the reasons why mathematical ability in the UK fails to match these countries. Also speaking in tonight’s programme, Professor Jo Boaler of Stanford University, who has studied how maths is taught in schools in both the UK and US, suggests that parents could be turning children off maths by their attitudes to the subject. Trouble with Numbers is on ITV at 7.30pm on Oct 30th. 16 competenze da sviluppare a scuola (secondo il WEF) L’economia dell’innovazione sta cambiando il mondo. E il settore dell’educazione deve stare al passo con il cambiamento, abituando gli studenti ad acquisire capacità nuove, idonee al mercato del lavoro che l’economia dell’innovazione produce.

Problem solving, creatività, capacità di guidare un team. Competenze che vanno oltre il semplice studio della storia e dell’aritmetica. Partendo da questa considerazione, il World Economic Forum ha pubblicato pochi giorni fa il report “New Vision for Education. Unlocking the Potential of Technology”. Oggi il lavoro richiede un mix di competenze più variegato rispetto al passato. Prendendo come unità di misura alcune di queste competenze, il report ha rivelato enormi differenze tra le competenze degli studenti, non solo in aree come la matematica e la scienza, ma anche in creatività e pensiero critico. I più comuni errori della mente | Hybris & Joshua.

Si chiamano bias cognitivi e sono gli errori che la mente umana commette. Lungi dall'essere inciampi di poco conto, questi bias non solo rappresentano un ostacolo alla comprensione della realtà che ci circonda, ma influenzano notevolmente il rapporto con gli altri. L'antidoto per eccellenza è il metodo scientifico ma applicarlo più o meno costantemente come filtro ai nostri giudizi è impresa che richiede molto molto impegno (ed umiltà!). Un primo passo consiste nell'ammettere che la mente toppa.

Un secondo passo è capire come. Ecco dunque una breve descrizione dei bias cognitivi più comuni: Bias di conferma (confirmation bias): tendenza a circondarsi di persone ed informazioni che confermano la propria opinione. "Le persone che credono nella percezione extrasensoriale tenderanno a riportare solo i casi in cui stavano 'pensando a mamma, e poi il telefono ha squillato ed era lei! '. Altri divertenti esempi di errore di correlazione qui. Perché paghiamo i matematici puri? | Italia Unita per la Scienza.

O i molti usi dell’inutile Potete trovare il post originale, in inglese, qui: Why do we pay pure mathematicians? – Math with bad drawings. Ringraziamo l’autore, Ben Orlin, per averci permesso di tradurlo. Una delle gioie dell’essere sposato con una matematica pura – a parte trovare quaderni macchiati di caffè pieni zeppi di integrali abbandonati in giro per casa – è sentirla cercare di spiegare il suo lavoro ad altre persone. “Ci sono…ehm…molti computer?” “Scrivi molte equazioni? “Lavori con numeri davvero grandi?” No, a volte e no. Comunque, le domande non la infastidiscono. Quindi, ecco il flebile tentativo di un insegnante di spiegare la professione, per conto di tutti i matematici puri là fuori. D: Allora cos’è la matematica pura? R: Immaginatevi la matematica come un grosso Yin-Yang, ma invece che luce contro ombra o fuoco contro acqua metteteci “pura” contro “applicata” D: Quindi se “applicata” significa utile non ne segue che “pura” debba voler dire… R: Inutile?

D: L’hai detto tu, non io.