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Memoria

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Dove va la nostra testa? – Settembre 1971: viene commercializzata la calcolatrice portatile di piccole dimensioni, la Bowmar 901B.

Dove va la nostra testa? –

Tutto cominciò quel giorno. Poi, arrivò internet e i motori di ricerca, infine i cellulari, i navigatori satellitare e altre diavolerie, e il processo iniziato con la Bowmar si accelerò così tanto che ha finito per cambiare la nostra stessa maniera di vivere ed utilizzare le nostre capacità mnemoniche e cerebrali . Quanti di noi sanno calcolare a mente o a mano un’operazione semplice come 84 / 9? Quanti numeri di telefono ricordiamo a memoria? Io a malapena ricordo il mio e più di una volta mi è capitato di dover guardarlo nella rubrica. La risposta a queste domande sta in altre domande: perché dovremmo farlo? Il nostro cervello, così come qualsiasi altro muscolo, non vuole sforzarsi: perché dovrebbe? E così, è plausibile pensare che accada lo stesso con il cervello e la memoria. Perché non riusciamo più a leggere? — In italiano. L’anno scorso, ho letto quattro libri.

Perché non riusciamo più a leggere? — In italiano

I motivi di questo numero basso sono, credo, gli stessi per i quali anche voi l’anno scorso avete letto meno di quanto avreste dovuto: trovo sempre più difficile concentrarmi su parole, frasi e paragrafi. Per non parlare dei capitoli. I capitoli spesso hanno pagine e pagine di paragrafi. Sembra proprio un casino di parole su cui concentrarsi, solo su quelle, senza che succeda qualcos’altro. E una volta finito un capitolo, si deve passare al successivo.

Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera. La memoria è una facoltà straordinaria, forse la più fantastica che possediamo, al pari del linguaggio e della coscienza, ma ne sappiamo assai poco.

Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera

Sappiamo che i nostri ricordi vengono acquisiti attraverso un organo specifico, l’ippocampo, e poi, se tutto va bene, fissati in qualche parte della corteccia cerebrale (ma ignoriamo dove). Anzi, non sappiamo nemmeno come sono scritti i ricordi, cioè conservati in maniera stabile o quasi stabile. Uno dei grandi compiti che i neuroscienziati dovranno affrontare nel prossimo futuro è proprio quello di determinare dove e come sono scritti i nostri ricordi, che prenderanno probabilmente la forma di tracce mentali custodite in un certo numero di cellule nervose, o forse un po’ in tutte.

I ricordi di Fernando Alonso (e di tutti noi)  Fino a qualche anno fa raccontavo ogni anno ai miei studenti una storia d'amore a lieto fine, descrittami per esperienza diretta.

I ricordi di Fernando Alonso (e di tutti noi) 

Una coppia di ventenni aveva una relazione d'amore sin dai banchi di scuola. Ormai all'università, la storia si interruppe per volontà di lui che, qualche tempo dopo, fu protagonista di un serio incidente stradale. Per qualche giorno ci furono anche molte ansie per la sopravvivenza del ragazzo. Quando finalmente riprese conoscenza si ritrovò intorno al letto di ospedale le persone care...e quella che per anni era stata la sua compagna. Nonostante il felice esito del recupero post-trauma, il ragazzo presentò una forma di amnesia selettiva per gli eventi relativi all'anno che precedeva l'incidente. Raccontavo questa breve storia di adolescenza per un approccio "lieve" alla centralità del cervello nel mediare e regolare i comportamenti.

Poco sappiamo degli eventi che hanno preceduto e seguito l'incidente di Fernando Alonso sul circuito di Barcellona. 30 modi per diventare più intelligenti. La depressione danneggia la memoria. La mnemotecnica. Metodo sicuro per imparare tutto in poco tempo. Per imparare tutto ciò che vi occorre, nel breve tempo possibile, ci sono diversi metodi.

Metodo sicuro per imparare tutto in poco tempo

Uno, che sembra efficace, è il metodo “Feynman”, nome autorevole per una tecnica che, in realtà, non ha nessun collegamento con il celebre fisico. Sembra che una volta Feynman cercò di sfidare i suoi colleghi all'università: chiese loro di spiegargli i concetti più difficili per ogni materia con un linguaggio semplice, sostenendo che in questo modo sarebbe stato in grado di capirli. Il concetto alla base era semplice: non è il concetto che è difficile, è la spiegazione che non è chiara. Qui si fa di più: non è il concetto che è difficile, è l'apprendimento che non è efficace.

Il requisito essenziale per imparare qualcosa è uno solo: essere in grado di verificare che si è imparato qualcosa. Il metodo parte da qui, ed elabora tre passi: a) scegliere il concetto che si vuole imparare. B) fingere di doverlo insegnare a qualcun altro. C) tornare ai libri. Arte della memoria e ordine della natura in Giordano Bruno. Un artista con l’Alzheimer ha dipinto il suo ritratto per 5 anni finché a stento ricordava il proprio volto. Nel 1995, all’artista britannico William Utermöhlen è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer.

Un artista con l’Alzheimer ha dipinto il suo ritratto per 5 anni finché a stento ricordava il proprio volto

Prima della sua morte, avvenuta nel 2007, Utermöhlen ha creato una serie straziante di autoritratti che documentano il graduale decadimento della sua mente a causa di questa malattia invalidante. Le parole di Patricia, sua moglie, spiegano bene perché questi dipinti siano così potenti: “In queste immagini vediamo con straziante intensità gli sforzi di William di spiegare il suo sé alterato, le sue paure e la sua tristezza”. E’ difficile stabilire se i cambiamenti nei suoi ritratti siano dovuti alla perdita delle sue facoltà artistiche o di quelle psichiche ma, in entrambi i casi, documentano il tumulto emotivo di un artista che vede la sua mente abbandonarlo poco a poco.