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Prose

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Da “History” (Mondadori): Padre Steiner – Giuseppe Genna. C’è un personaggio che non smette di tormentarmi, di urlarmi addosso, di interessarmi.

Da “History” (Mondadori): Padre Steiner – Giuseppe Genna

E’ improvvisamente comparso in “History” (Mondadori, 2017), il mio ultimo romanzo, e non se ne va più. Questo libro pure non smette di tormentarmi con alcuni universali, di cui nella narrazione si tenta di non sciogliere l’ambiguità. Così l’Intelligenza Artificiale propone il problema della coscienza e della mente, dei segmenti paterno materno e filiale, della patologia, del futuro collassato nel presente, dello horror, della suspence, dello stato finale della lingua nell’età delle macchine, della violenza, del consumo, dello spettacolo che ha trasceso se stesso e, ovviamente, di dio. Di dio o del prete? Entrambi. Nella chiesa dove entro le pareti primonovecento in cotto sono erose dall’umidità: è un cotto scuro, inaccogliente, luterano. Mi piace: Mi piace Caricamento... Altro che #andràtuttobene. “Non muoio neanche se mi ammazzano!”

Curare il corpo senza curare lo spirito è morire due volte. Curare il corpo senza curare lo spirito è morire due volte. Altro che quaresima, è la Chiesa del silenzio - Buttanissima Sicilia. Papa Bergoglio a piedi nella Capitale deserta.

Altro che quaresima, è la Chiesa del silenzio - Buttanissima Sicilia

Se c'è un'assenza che pesa nella sfera sociale è quella del sacro. Quaranta giorni in apnea: e l'isolamento vale quanto l'astinenza Proprio Quaresima, questa Quaresima da rintanati tutti in casa. Il Papa esce e si fa piedi la strada tra due chiese. Ma di Quaresima non ne parla nessuno, perfino il Vaticano – a momenti – non ne fa menzione. Con le avvisaglie dell’epidemia che si conclamano con le Ceneri, il 26 febbraio scorso, c’è da sperare che nei 40 giorni di penitenza, il 9 aprile, si concluda. Una Quaresima, quaranta giorni, nell’apnea di una clessidra raggelante. Se c’è un’assenza nella sfera sociale – quando forte è l’urgenza – questa è quella del Sacro, espunto dalla sfera sociale.

Il crepuscolo dei babbei. Che spettacolo!

Il crepuscolo dei babbei

Non so se e quanto ve ne rendiate conto. Certo, non se ne possono rendere conti i turisti del dibattito, quelli arrivati qui perché "ce sta quer senatore strano da a Lega che c'a er blogghe". Non se ne possono rendere conti gli operatori informativi che una pulsione voyeuristica spingesse qui, su queste pagine, alla ricerca di materiale con cui scrivere il pezzo di colore che attiri qualche sprovveduto, nell'inane speranza di sottrarre le loro testate al meritato e quindi inevitabile fallimento. Ma a quelli di voi che hanno una consuetudine "risalente" con queste pagine, pur nell'angoscia di queste ore, nella giustificata apprensione per la salute propria, e dei propri cari, nella motivata ansia e irritazione per il comportamento sinceramente incomprensibile di un Governo che si ostina pervicacemente a decidere di non decidere su niente, ne sono certo, a tutti loro, questa situazione strapperà anche un sorriso più o meno agrodolce.

All'apparir del virustu misera cadesti... QUIA RESPEXIT HUMILITATEM - Una meditazione sull’importanza della nostra trascurabilità. I don’t consider myself the savior of the Church: I’m trying to do my part.

QUIA RESPEXIT HUMILITATEM - Una meditazione sull’importanza della nostra trascurabilità

Nei momenti di crisi - tanto civile quanto ecclesiastica - si cerca istintivamente l’uomo forte, una figura carismatica che sappia scuotere le coscienze e le guidi. Ci immaginiamo un guerriero in armatura, col volto fiero e la spada sguainata, o un Prelato in mitria e piviale sul quale plana la mistica Colomba, come vediamo raffigurati i nostri Santi sulle vetrate delle chiese o nelle pale d’altare. Pensiamo ad un pio sovrano alla testa di un esercito che schiaccia il Turco, o un Papa in tiara e manto che, su un carro trionfale, travolge sotto le sue ruote eretici, maomettani e diavoli, mentre dal cielo la Vergine in trono regge il divin Figlio benedicente.

La nostra rappresentazione non è falsa: essa ci viene da secoli di iconografia in cui non sempre è mostrato quel che avviene nella realtà tangibile, ma il suo significato spirituale, non meno reale. IL VIRUS DEL COMPLOTTO — Blondet & Friends. Di Roberto PECCHIOLI Mi sono svegliato male.

IL VIRUS DEL COMPLOTTO — Blondet & Friends

Brutti sogni, pensieri cattivi. Un collega giustificava i suoi frequenti scatti di umore mattutini, incolpando la peperonata della sera precedente. Nel mio caso, sarà stata la lettura di un libro di Aleksandr Dugin, il filosofo tradizionalista russo. Il brano responsabile della nottataccia parlava della differenza tra il perché di qualcosa (la causa efficiente che lo determina) e la ragione finalistica, teleologica, il motivo per cui avviene un fatto. Una dolce signora con bambino alla cassa del supermercato sotto casa mi ha ingiunto con uno sguardo carico d’odio e l’indice accusatore “se ne vada!”

Nulla di strano che uno abbia gli incubi e si svegli convinto che è tutto un complotto. Al risveglio, un indizio dai giornali, in gran parte dedicati all’epidemia, “tutto il virus minuto per minuto. Il sogno è iniziato con il decalogo di Noam Chomsky sui metodi di manipolazione del potere. I furbi non affogano. Di fronte ad esso, tace la fede.